Riparte il condono edilizio per undicimila pescaresi

Riaperti ancora una volta i termini delle sanatorie del 1985 e del 1994: chi non presenta i documenti entro 4 mesi rischia la demolizione delle opere

PESCARA. Sono 11.200 le pratiche inevase dei vecchi condoni edilizi che giacciono ancora negli uffici competenti del Comune. Pratiche che non possono andare avanti perché mancano alcuni documenti o dati indispensabili per poter concludere l’iter della sanatoria. Ora però i cittadini interessati hanno la possibilità di integrare la documentazione mancante, perché una legge regionale, la numero 32, approvata il 21 maggio scorso, ha riaperto dal 4 giugno i termini per la definizione delle pratiche dei condoni edilizi del 1985 e del 1994. Ci sono poco meno di 4 mesi per mettersi in regola presentando una dichiarazione sostitutiva in Comune. In caso contrario, si rischierà la demolizione delle opere non sanate.

Riaperto il condono. La legge regionale approvata ha riaperto i termini per la definizione delle pratiche edilizie, comprese quelle per le quali era stata già richiesta l’integrazione dei documenti mancanti. Gli interessati hanno 120 giorni di tempo dalla data di pubblicazione della legge, avvenuta sul Bura il 4 giugno scorso. La scadenza per presentare la documentazione è quindi il prossimo 2 ottobre. Poi, i Comuni avranno tempo sino al 31 dicembre di quest’anno per definire le richieste di condono rimaste in sospeso per la carenza della documentazione. Il Comune di Pescara riuscirà finalmente ad espletare tutte le pratiche? Il compito non è certo facile, se si considera che la Regione aveva proceduto alla riapertura dei termini già nel gennaio dell’anno scorso, ma con scarsissimo successo. Tanto è vero che il numero delle pratiche ancora da evadere è rimasto più o meno lo stesso: 10.000 sono le pratiche non definite del condono dell’85, 1.200 quelle del 1994. E ora potrebbero registrarsi le stesse difficoltà che sono emerse allora, soprattutto perché in tutto questo tempo gli immobili da sanare potrebbero essere stati venduti ad altri proprietari, non al corrente degli abusi da sanare.

Quali documenti mancano. «La gran parte delle pratiche», spiegano fonti del Suac, lo Sportello unico antiabusivismo e condono del Comune, «si è bloccata per la mancanza dei dati di accatastamento».

Un problema che può essere risolto presentando la dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà, scaricabile dal sito Internet del Comune (www.comune.pescara.it) o in distribuzione all’Ufficio relazioni con il pubblico dell’ente.

La dichiarazione sostitutiva dovrà attestare, tra l’altro, la disponibilità dell’immobile; la sussistenza delle condizioni per l’applicazione delle riduzioni delle somme dovute a titolo di oblazione; la descrizione dello stato delle opere abusive con l’indicazione della superficie e della loro volumetria; la residenza del dichiarante; l’avvenuta variazione catastale.

Il Comune avrà la facoltà di verificare la veridicità delle dichiarazioni presentate dai cittadini interessati e, se dovessero emergere discordanze, il Comune potrà trasmettere gli atti del procedimento alla procura della Repubblica comunicando al dichiarante l’avvenuta decadenza del beneficio. Al contrario, il Comune, verificata la regolarità della documentazione e accertato l’avvenuto pagamento dell’oblazione, potrà rilasciare la sanatoria edilizia.

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