Riparte il processo sui veleni di Bussi, in aula i sindaci con la fascia

La seconda udienza in Corte d’Assise a Chieti dedicata agli interventi delle parti civili, presenti il presidente della Regione D’Alfonso e il sindaco di Pescara Alessandrini

BUSSI

È ripreso davanti alla Corte d'Assise di Chieti il processo ai 19 imputati accusati di disastro ambientale e avvelenamento di acque per le cosiddette discariche dei veleni di Bussi sul Tirino (Pescara) realizzate dalla Montedison. In aula i sindaci dei Comuni compresi nel territorio coinvolto indossano la fascia tricolore. Si tratta, dopo quella del 10 ottobre scorso, della seconda udienza dedicata agli interventi delle 27 parti civili. Oggi intervengono gli avvocati degli enti locali, quelli delle associazioni e della Solvay.

Sono presenti il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso, il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, i sindaci di alcuni Comuni della provincia di Pescara, per Tocco da Casauria Luciano Lattanzio, per Torre dei Passeri Piero Di Giulio, per Alanno Vincenzo De Melis, per Bussi Salvatore La Gatta, per Spoltore Luciano Di Lorito, per Castiglione a Casauria Gianluca Chiola, e il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio. Prosegue la richiesta milionaria di danni da parte delle parti civili.

Il Comune di Bussi tramite i suoi legali ha chiesto agli imputati un risarcimento di 420 milioni di euro, a sua volta la provincia di Pescara ha quantificato i danni in 100 milioni. In aula poi sono sfilate anche le richieste dei comuni interessati alla vicenda del mega avvelenamento delle acque: il comune di Castiglione a Casauria ha quantificato in 3 milioni di euro la provvisionale, mentre tutti gli altri comuni si sono accordati su un milione a testa. La somma fin qui chiesta dalle parti civili, aggiungendo anche i 1,9 miliardi di euro quantificati dall'Avvocatura dello Stato la scorsa settimana portano il totale a ben oltre 2 miliardi di euro.

Anche il sindaco di Chieti ha chiesto un milione di euro di danni: "Non chiedo che la Corte pronunci una esemplare sentenza ma una giusta sentenza", ha detto Di Primio, "per punire i responsabili e risarcire i danneggiati di questa vergognosa vicenda basta una corretta e serena valutazione delle prove offerte dalla pubblica accusa ed è sufficiente applicare quanto previsto dal codice penale. I cittadini coinvolti ed esposti a causa di questi “inquinatori” meritano sia fatta giustizia. Anche i cittadini di Chieti meritano giustizia ed è per questo che abbiamo chiesto che venga versato in favore del Comune, in via provvisionale, un milione di euro per il ripristino ambientale nel contesto del Sin ed il rinvio, in sede civile, per la quantificazione dei danni".

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