Rosati: patologia non prevedibile

Feto morto, il primario di Ostetricia difende i nove operatori indagati

PESCARA. «Non c'è nulla che non ha funzionato, tutto è stato fatto secondo scienza e coscienza». Il professor Maurizio Rosati, primario di Ostetricia e ginecologia dell'ospedale civile, difende a spada tratta i 9 operatori indagati per omicidio colposo dopo la denuncia di una gestante che, al 9º mese di gravidanza, ha perso la bimba nonostante 18 ore passate in reparto e un cesareo d'urgenza.

«La morte di un neonato, in questo caso di un feto, è sempre un evento triste», afferma Rosati, «e già il giorno dopo ho analizzato il caso in questione. Perché è tutto protocollato e dalla cartella posso dire di essere soddisfatto del lavoro svolto dagli operatori di fronte a una patologia che non era prevedibile. Una patologia soggiacente di cui saranno i periti incaricati a parlare, ma di fronte alla quale anche la corsa contro il tempo fatta può non essere sufficiente».

E alle critiche della pescarese di 21 anni che, assistita dall'avvocato Carlo Di Mascio, ha accusato gli operatori in servizio la sera del 17 settembre di averle prolungato il monitoraggio quando già un'ostetrica aveva detto che era pronta per il parto, il primario replica: «Purtroppo non sempre i parti vanno a buon fine e questo in ostetricia avviene in tutto il mondo. Perché ci sono patologie legate ai parti che non sempre sono prevedibili. Anche se nel caso specifico è stato fatto tutto quello che doveva essere fatto, anche la corsa contro il tempo che purtroppo non è servita. Ma nelle urgenze spesso è così, tantopiù in un ospedale come quello di Pescara che ha il reparto di ostetricia più grande della regione e che accoglie tutte le patologie più gravi».

«La verità», va avanti il primario arrivato a Pescara da Trento lo scorso 31 marzo, «è che, come dice il proverbio, fa più rumore un albero che cade di 100 alberi che crescono: io sono arrivato con la voglia e la convinzione di dare un servizio di qualità, ben consapevole che in medicina la perfezione non esiste e che l'evento negativo non si può eliminare. Per questo stiamo rivedendo le linee guida per tutte le patologie che si presentano. In questo caso la paziente ha percepito un disservizio: se c'è stato sarò il primo a prenderne atto, ma avendo analizzando il caso sui protocolli ribadisco che non c'è nulla che non ha funzionato. E nonostante questo, come può capitare nelle urgenze, non è stato sufficiente». Infine: «I medici cercano sempre di fare tutto il possibile. L'organizzazione può migliorare ma gli eventi negativi ci saranno sempre tantopiù, ripeto, in un ospedale grande come quello di Pescara. Che deve essere un vanto, ma anche una responsabilità».

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