Il buco fatto con il martello pneumatico per prendere la cassaforte. Nel tondo, la serratura squarciata

PESCARA

Rubati gli oggetti del balneatore ucciso / VIDEO

Torna il dramma in casa Pagliari: i ladri forzano la porta blindata e scardinano la cassaforte. I figli: c'erano tutti i ricordi di papà

PESCARA. È un dolore che si riaccende. Come se non fosse passato neppure un giorno dal 6 luglio del 2008 quando il capofamiglia, Mario Pagliari, 64 anni, fu ucciso con due colpi di pistola dentro al parco Villa de Riseis da un ex camorrista. L’assalto dei ladri a casa Pagliari, fa riaprire una ferita che non si è mai chiusa completamente.

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I ladri devastano casa Pagliari
L'appello del figlio Domenico: "Ci hanno portato via i nostri affetti più cari" (video di Giampiero Lattanzio)

E fa montare una rabbia infinita, mista al desiderio di giustizia, se non di vendetta. Perché da quell’appartamento al terzo piano di via Bruno Buozzi 53, ieri mattina sono stati portati via tutti gli oggetti di valore lasciati da Mario Pagliari. Oggetti che la moglie Paola e i tre figli hanno custodito in questo decennio come cimeli.
Ad accorgersi del furto è stata la vedova Pagliari che da quel maledetto giorno del 2008 non è più riuscita a vivere nell’abitazione di famiglia come una volta. Perché in quella casa ci sono i ricordi di una vita con il marito. Ogni mattina la donna sistema tutto e poi si sposta a casa della madre, di fronte alla sua, in un palazzo che dista solo pochi metri. Ieri, racconta il figlio Domenico, è accaduta la stessa cosa. È uscita attorno alle 8.30 e quando è rientrata, verso le 12. 30, ha trovato la porta di ingresso (blindata e chiusa a chiave) «distrutta con il motopicco. Poi è entrata nell’appartamento e ha visto che non c’era più la cassaforte: è stata sradicata dalla parete e portata via. Dentro c’erano alcune migliaia di euro e tutti i ricordi di papà, tutto ciò che nel tempo ha regalato alla mamma e quello che ha lasciato ai nipoti. C’erano, tra l’altro, due orologi: uno suo e uno della mamma, con su scritti i nomi Mario e Paola. Lui amava fare regali a mia madre, le comprava dei gioielli, come anelli e collane. E c’erano anche altri regali, ad esempio quelli della prima comunione». Domenico Pagliari farebbe di tutto pur di riavere la refurtiva. «I soldi non ci interessano ma spero che ci riportino tutto il resto. Sono degli oggetti a noi cari, quindi chiedo che ce li restituiscano perché sono le uniche cose che ci restano di papà, hanno un grande valore affettivo, per noi».
Intanto la madre piange, si chiede perché accada «tutto a noi e ora non vorrà più mettere piede in questa casa», che ieri mattina ha ritrovato in disordine e piena di calcinacci venuti giù dalla parete quando hanno estratto la cassaforte dal muro della camera da letto (era nascosta dietro un quadro). «Un po’ per volta la mamma stava migliorando, da quando non c’è più papà. Ma ora piange e sta rivivendo l’incubo di mio padre». Nessuno si è accorto del furto, nonostante il forte rumore provocato dai ladri con il martello pneumatico. O meglio, nel palazzo un’inquilina «ha sentito il martello pneumatico ma non si è preoccupata più di tanto e non ha fatto niente, non si è allarmata». E nessuno, per assurdo, ha visto i ladri uscire dal portone con la cassaforte. Poi, per evitare guai, la banda avrebbe “otturato” lo spioncino del portoncino di fronte. Telecamere non ce ne sono, in zona. «Perché qui non è mai successo niente. Viviamo a fianco ai pescatori. E siamo sempre stati tranquilli. Ma ora a Pescara non si può più vivere», dice sempre Pagliari, agitatissimo, ricordando di aver subito diversi furti anche allo stabilimento balneare “Apollo”, che era del padre. «Prima è accaduto il fatto di papà, ora questo. Eppure non diamo fastidio a nessuno. Ma adesso voglio prendere il porto d’armi perché se trovo i responsabili del furto...», prosegue nel suo lungo sfogo.

Domenico Pagliari
Pagliari teme che sia stato un colpo mirato, messo a segno da qualcuno che «ci conosce e forse sapeva dell’esistenza della cassaforte». Ma non riesce a sopportare che gli oggetti appartenuti al papà finiscano nelle mani di qualche sconosciuto. E così ha lanciato un appello anche su Facebook «al ladro che si è intromesso a casa: per favore» - gli ha detto a distanza come se ascoltasse - «riporta quegli oggetti a noi cari».
In casa è arrivata la polizia, con la Scientifica, per i rilievi.
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