Rubicone, assolto Bruno Savignano

Aziende portate al fallimento: dopo le prime condanne l'udienza fissata al 2011

PESCARA. E' stato scagionato da ogni accusa Bruno Savignano, 50 anni, pescarese che, nell'inchiesta denominata operazione Rubicone, era stato accusato di favoreggiamento dell'immagrazione clandestina per aver fatto entrare illegalmente in Italia due donne rumene. «Prosciolto dall'accusa perché il fatto non sussiste», ha precisato il suo legale Giancarlo De Marco.

Si è conclusa lunedì la prima parte del processo dell'operazione Rubicone che, nel 2006, aveva portato carabinieri e finanza a smantellare un'organizzazione accusata di rilevare aziende in agonia per trarne profitti illeciti.

Nell'inchiesta, la cui sentenza è stata firmata dal gup Carla De Matteis, sono stati prosciolti anche l'avvocato Giancarlo Carlone, il commercialista Francesco Amedoro, Daniele Verrocchio e Germano Zanrosso: i due professionisti Carlone e Amedoro erano accusati di associazione per delinquere finalizzata a riciclaggio, ricettazione, truffa e bancarotta fraudolenta. Ma, adesso, per il gup il fatto non sussiste. Prosciolto anche Bruno Savignano, oggi titolare di alcune attività imprenditoriali.

L'operazione Rubicone ha portato a 7 condanne per un totale di 16 anni e a 23 riviati a giudizio. L'indagine, chiamata dagli inquirenti Rubicone in riferimento alla località romagnola Savignano sul Rubicone, è stata avviata nel 2004 e ha portato, due anni dopo, al sequestro di beni per circa 15 milioni di euro tra bar, cornetterie, capannoni, auto e in cui erano state emesse 39 ordinanze di custodia cautelare.

Per la procura, un'associazione criminale prendeva aziende in agonia e le dissanguava portandole alla bancarotta, attraverso una serie di operazioni che passavano attraverso la ricettazione e il riciclaggio dei beni.

Il magistrato che nel 2008 aveva firmato l'avviso di conclusione delle indagini aveva ipotizzato l'esistenza di un'associazione per delinquere che avrebbe fatto capo a sei personaggi principali tra cui Tonino Savignano che avrebbe assunto come aveva scritto il pm dell'epoca il ruolo di vertice. Nel 2009, Tonino Savignano ha patteggiato una pena a quattro anni e mezzo, mentre per il fratello Bruno, adesso, la vicenda si è conclusa.

Così anche per i personaggi di spicco, i due liberi professionisti che erano stati accusati di essere tra i personaggi principali dell'inchiesta il cui meccanismo era quello di selezionare le imprese in crisi economica e portarle al fallimento, attraverso ordinativi di ingenti partite di beni da fornitori destinati a rimanere a bocca asciutta.

A quel punto, si passava all'organizzazione dei trasporti dell'ingente quantità di merci acquistate in capannoni occulti.  Dal dispositivo di sentenza, il gup avrà novanta giorni di tempo per depositare la motivazione ma intanto è stata fissata al 12 gennaio 2011 la prima udienza a carica dei rinviati a giudizio.

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