l’incompiuta sulla riviera nord

Rudere, altro ricorso contro la demolizione

PESCARA. La società Immobiliare Michelangelo ha impugnato dinanzi al Consiglio di Stato la seconda ordinanza di demolizione del rudere sulla riviera nord. Lo ha rivelato ieri il presidente del...

PESCARA. La società Immobiliare Michelangelo ha impugnato dinanzi al Consiglio di Stato la seconda ordinanza di demolizione del rudere sulla riviera nord. Lo ha rivelato ieri il presidente del consiglio comunale Antonio Blasioli, che segue la vicenda da anni.

«È una storia infinita quella che riguarda l’immobile fatiscente e mai terminato lungo la riviera nord e che ci vede portare avanti la battaglia di giustizia», ha affermato Blasioli, «una lunga battaglia con l’Immobiliare Michelangelo, proprietaria di quello che la cittadinanza conosce come ecomostro della riviera, che va avanti sia di fronte al Tar Pescara, che di fronte al Consiglio di Stato».

«In sintesi, la situazione è questa», ha spiegato, «la società Immobiliare Michelangelo ha impugnato dinanzi al Consiglio di Stato l’ordinanza di demolizione del 16 dicembre 2014, cioè la seconda ordinanza emessa dal Comune di Pescara, chiedendo l’ottemperanza e la corretta esecuzione della precedente sentenza, emessa sempre dal Consiglio di Stato, del 12 maggio 2014 e riferita alla prima ordinanza di demolizione».

«La seconda causa», ha aggiunto, «è invece pendente dinanzi al Tar di Pescara contro l’ordinanza di demolizione per profili di legittimità, con contestuale richiesta di sospensiva. Il Tar di Pescara, inizialmente, ha concesso la sospensiva fissando però il merito a breve, ma all’udienza del 25 giugno scorso ha sostanzialmente sospeso il giudizio per conoscere cosa deciderà il Consiglio di Stato che si pronuncerà a giorni, fissando per la prosecuzione la prossima udienza dell’8 ottobre».

«Una decisione che lascia l'amaro in bocca», ha commentato Blasioli, «se si pensa che lo stesso Tar ha condannato il Comune di Pescara a risarcire annualmente i proprietari confinanti con la somma di 11.000 euro e ad oggi ha già versato 119.000 euro. Come dire, oltre al danno la beffa. Il danno al paesaggio determinato dalla visione di quel rudere abbandonato sulla nostra riviera e la beffa di dover pagare con soldi pubblici il risarcimento ai confinanti. Attendiamo fiduciosi la pronuncia del Consiglio di Stato, garantendo ai nostri concittadini che non arretreremo di un passo».

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