Salvataggio Tercas-Caripe, l’intervento di Legnini: “Fondazioni coprotagoniste”

Il sottosegretario concorda con l’allarme lanciato dagli imprenditori e chiede un “ruolo da protagoniste a tutela dell'autonomia societaria e patrimoniale delle aziende creditizie e del sistema economico abruzzese in partnership con il socio industriale Banca popolare di Bari”

PESCARA. «Nell'operazione di salvataggio del gruppo bancario Tercas-Caripe auspico che le fondazioni abruzzesi possano avere un ruolo da protagoniste a tutela dell'autonomia societaria e patrimoniale delle aziende creditizie e del sistema economico abruzzese, in partnership con il socio industriale Banca popolare di Bari, indicato dalla Banca d'Italia e ratificato dalla Fondazione Tercas». Lo ha dichiarato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Giovanni Legnini, in risposta alla sollecitazione formulata ieri dai rappresentanti delle forze economiche di Pescara.

«Concordo - ha aggiunto - con le preoccupazioni espresse dal mondo economico di Pescara e non solo, tanto più che la vicenda Tercas si colloca a valle di una profonda ristrutturazione del sistema creditizio abruzzese, figlia della crisi, di episodi di mala gestione e di scelte discutibili. Adesso occorre guardare avanti, salvaguardando i risparmiatori, l'occupazione e un mercato del credito aperto e intelligente, soprattutto per le piccole e medie imprese e per la famiglie, la cui grave restrizione è stata causa ed effetto della grave recessione di questi anni».

«Il salvataggio delle banche - ha sottolineato - non è compito del Governo, che è titolare del solo potere di controllo sulle fondazioni bancarie a mezzo del MEF, e tantomeno della politica, sin qui accusata di ingerenze e impropri collegamenti con il mondo bancario. Consapevole e convinto di tali limiti, ho seguito costantemente l'evoluzione della crisi Tercas-Caripe, non quale membro del Governo, ma quale rappresentante istituzionale del territorio. La crisi del gruppo bancario si è rivelata più grave del previsto fino ad ipotizzare la liquidazione coatta amministrata, uno scenario catastrofico non solo per il territorio abruzzese. Grazie all'intervento del fondo interbancario per la tutela del risparmio e alla disponibilità della Banca popolare di Bari, che garantiranno un corposo apporto di liquidità fuori dalla portata di qualunque soggetto finanziario abruzzese, i risparmiatori sono tutelati e il gruppo bancario avrà una prospettiva».

«Ora - ha concluso Legnini - bisogna far in modo che le fondazioni e le forze economiche abruzzesi siano co-protagoniste del progetto di rilancio, che non mi risulta ci sia ancora e che andrà urgentemente costruito. Tutti dobbiamo remare in tale direzione, e io mi sento impegnato in tal senso, consapevoli dell'autonomia decisionale delle fondazioni bancarie da preservare, ma da indirizzare alla cura degli interessi collettivi».

L’intevento di Legnini arriva all’indomani della presa di posizione di Camera di commercio di Pescara, Cna e Unione degli industriali che si interrogano, e interrogano la Banca d’Italia, sull’acquisizione del gruppo Tercas-Caripe da parte della Banca popolare di Bari. Il presidente dell’ente camerale Daniele Becci chiede risposte sulla velocità con cui è stata condotta questa operazione, passata in sordina a livello mediatico, e la differenza con cui è stata gestita la questione del fondo di garanzia per la Banca popolare di Bari e la cordata abruzzese che si era offerta, per prima, di acquisire il Gruppo Tercas Caripe. «La rapidità con la quale è stata condotta questa operazione ci lascia perplessi - dichiara Becci - Vorremmo sapere, dai nostri rappresentanti al governo ed alla Regione (il presidente Chiodi), se ci sono ancora dei margini di trattativa per evitare di perdere il penultimo polo bancario abruzzese. E poi capire, nel caso di risposta negativa, da chi sarà composta la rappresentanza del nuovo polo bancario e se ci saranno uomini e manager che conoscono le peculiarità del nostro tessuto economico e creditizio e sappiano fare degli investimenti ad hoc sulla base delle nostre caratteristiche». Riflessioni, queste, supportate anche dalla Cna di Pescara con il direttore Carmine Salce che ribadisce come questa rapidità abbia davvero spiazzato il mondo dell’associazionismo. C’è la questione del Fondo di Garanzia «pari a circa trecento milioni per il Banco popolare di Bari, molto meno ingente per il gruppo di fondazioni abruzzesi interessate all’acquisto. A cosa si deve tutta questa differenza? - si chiede Salce. Solo alla grandezza del polo bancario barese?».

Per Enrico Marramiero, presidente di Confindustria Pescara, «due sono in questo momento i problemi che attanagliano l’economia abruzzese: la burocrazia ed il credito. Non vogliamo campanilismi perchè hanno il fiato corto e non portano all’efficientamento ma vogliamo un sistema che ci dia delle rassicurazioni ed è difficile per le imprese avere piena fiducia in un’operazione condotta senza che ci sia a monte un piano industriale». Secondo Marramiero, «ci sarebbero altre strade da percorrere, cercando di mantenere parte del sistema in Abruzzo: proporre una riacquisizione della Tercas da Banca popolare di Bari e quella della Caripe dalle Fondazioni oppure, ancora, proporre una fusione Caripe - Carichieti».

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