San Demetrio, la battaglia del forno crematorio

Per il sindaco Cappelli è una necessità e un’opportunità economica per il paese. Ma il comitato del No protesta per l’inquinamento: «Case deprezzate e crollo del turismo»

SAN DEMETRIO. Non s’ha da fare. Un paese in subbuglio, tra scongiuri e levate di scudi. Eh sì, perchè l'argomento del giorno, dal bar al supermercato, dalla farmacia all'ufficio postale è, da qualche tempo, uno solo: la realizzazione di un forno crematorio all'interno del cimitero di San Demetrio Nè Vestini, popoloso comune a una quindicina di chilometri dall'Aquila. È bastato l'annuncio del sindaco, Silvano Cappelli, dopo l'approvazione del progetto da parte di giunta e consiglio comunale, a scatenare un putiferio. I sandemetrani proprio non ci stanno ad accogliere quello che sarebbe il primo impianto del genere in Abruzzo, a servizio di tutti i centri che ne faranno richiesta. Con un via vai di salme, su e giù per la Valle Subequana, a due passi dalle Grotte di Stiffe e dal famoso lago Sinizzo proprio verso quel forno. Che, per questo, non s’ha da fare.

leggi anche: «In Abruzzo poco mercato Il costo? Seicento euro» PESCARA. Già dagli anni Sessanta la cremazione dei defunti è una pratica ammessa anche dalla Chiesa, perché “non tocca l’anima e non impedisce all’onnipotenza divina di risuscitare il corpo”. Ma in...

FUORI DAL TEMPIO. Così, è nato un Comitato spontaneo che, in pochissimo tempo, ha raccolto oltre 600 firme per bloccare il progetto. Buona parte della popolazione, infatti, non vede di buon occhio quello che è stato definito “tempio crematorio”, più elegante dell'abusato termine forno. «L'anno è iniziato all'insegna della protesta contro il forno crematorio», afferma Pierluigi Ulizio, membro del comitato, «con l'intento di far desistere l'amministrazione dal realizzare un impianto che potrebbe danneggiare il nostro paese». «Abbiamo valutato la portata del progetto», aggiunge Daniela Eretta, «senza pregiudizi di sorta arrivando alla conclusione che un forno crematorio porterebbe più danni che benefici alla nostra comunità». A muoversi congiuntamente sono il Comitato spontaneo “No forno” e la lista di minoranza “Adesso San Demetrio”, che annunciano anche l'interessamento del Prefetto, Giuseppe Linardi.

ALLA NOSTRA SALUTE. Decine e decine di lenzuola esposte sui balconi e sulle facciate di case e palazzine con la scritta, a caratteri subitali, “No al forno”. Gli oppositori hanno scelto una forma di protesta visibile e impattante, per convincere l'amministrazione a fare un passo indietro, tappezzando il paese con striscioni contro l'inziativa. Il timore è che un forno crematorio possa arrecare danni alla salute dovuti all'emissione di fumi dall'impianto. «Chi dice che ne stiamo facendo una questione politica si sbaglia», afferma Paola Sollazzi, «anche chi ha votato l'attuale amministrazione è contro questo progetto. Vogliamo difendere il nostro ambiente e la nostra salute». Il comitato “San Demetrio per l'ambiente”, fa riferimento ad alcune rilevazioni: «I controlli delle emissioni ai camini dei forni crematori dei cimiteri di Pistoia e Arezzo, hanno riscontrato il superamento dei valori limite delle diossine. Nel caso di Pistoia, è stata disposta anche una chiusura prolungata del forno».

CENERE&BUSINESS. Il project financing, legato all'ampliamento dell'attuale cimitero monumentale, è stato proposto dall'associazione temporanea di imprese (Ati), formata da Altair ed Edilver, per un costo complessivo di 2 milioni 342mila euro, compresa la realizzazione dei nuovi loculi. Il Comune non sborserebbe una lira. Anzi, per ogni salma cremata incasserebbe una tassa di ingresso di 50 euro. «Il progetto è innovativo e non comporta nessun rischio per la salute pubblica», tiene a precisare il sindaco Cappelli, «prima di approvare l'impianto abbiamo valutato attentamente sia i benefici economici che la tutela della salute pubblica». Il sindaco punta anche a fare cassa, perché no, sfruttando la scelta di farsi ridurre in polvere, dopo la morte. «Il project financing, presentato dalle ditte firmatarie, consentirà di annullare le spese per l'ampliamento del cimitero, circa 500mila euro».

OCCHIO A CIALENTE. Mentre a San Demetrio imperversa la polemica, il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, si fa avanti, rispolverando un vecchio progetto pre-terremoto. «Prima del sisma avevamo ricevuto un project financing dal costruttore Massimiliano Nurzia, per la realizzazione di nuovi loculi, di un forno crematorio, in prossimità dell'ingresso est del cimitero aquilano e di una sala di “congedo” per le cerimonie funebri laiche. Personalmente, ritengo il forno crematorio una struttura utile e importante», sottolinea Cialente, «che favorisce un ritorno economico. Ma è anche una scelta igienica e di civiltà, segno del cambiamento dei tempi. Se il forno crematorio non verrà costruito a San Demetrio, lo faremo all'Aquila, ad una distanza adeguata dalle abitazioni. Abbiamo molte aree disponibili».

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