Sanità, Del Turco al processo: "Dimostrata la mia innocenza"

Al via ultime arringhe: l’ex governatore, dopo vari mesi di assenza, assiste all’arringa del suo legale. Sentenza a fine settimana

PESCARA. «Noi dobbiamo essere assolti perché non abbiamo commesso il fatto». Lo ha detto l'ex presidente della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco, a margine dell'udienza di oggi del processo Sanitopoli. Dopo una settimana di sciopero degli avvocati, sono riprese oggi le udienza legate all'inchiesta su presunte tangenti nella sanità privata abruzzese, che il 14 luglio 2008 ha portato in carcere, fra gli altri, l’allora presidente della Regione. L’ex governatore, dopo vari mesi di assenza, è tornato in Tribunale a Pescara per assistere all’arringa difensiva del suo legale Giandomenico Caiazza. Si tratta di uno degli ultimi interventi prima della sentenza, al momento prevista fra il 19 e il 20 luglio.

"Oggi ho sentito le prove della mia innocenza". Riguardo al suo stato d'animo ha spiegato che è quello «di uno che ha sentito le prove della sua innocenza. Una giornata ad ascoltare la prova provata della propria innocenza è una bella giornata al Tribunale di Pescara». In merito alla richiesta di condanna a 12 anni di reclusione, avanzata dalla procura nei suoi confronti, Del Turco ha detto di non voler giudicare le decisioni dei pm, sottolineando che l'arringa del suo avvocato difensore «è superba da ogni punto di vista». «Capita - ha proseguito - che la costituzione attribuisce alla Procura il compito di dimostrare la colpevolezza di un imputato. Qualcuno invece pensa che tocca agli imputati dimostrare la loro innocenza. Non è così, è un'idea della Costituzione che sembra più appartenere ad altri secoli della storia non bellissimi, al secolo delle inquisizioni».

La difesa del governatore: "Persona di grande statura morale". Le parole di Del Turco sono arrivate al termine dell'arringa di uno dei suoi difensori.  «C'è incredulità nel dover immaginare che un personaggio pubblico come Ottaviano Del Turco, che ha segnato in modo preciso la sua vita nelle istituzioni, possa essere improvvisamente divenuto il protagonista non di un fenomeno di corruzione politica, ma il protagonista, come leggiamo dalle imputazioni, di una vicenda concussiva di dimensioni, aspetti e modalità spregevoli», ha detto in aula l'avvocato Giandomenico Caiazza. Il legale ha più volte sottolineato come l'ex presidente della Regione Abruzzo sia stato protagonista di «una storia morale pubblica straordinaria». Ha, dunque, ricordato che «è stato leader sindacale, leader al vertice del movimento socialista operaio italiano e del più grande sindacato comunista italiano», facendo presente che «se non fosse vissuto in una integrità morale leggendaria, in quei periodi non sarebbe sopravvissuto neppure un giorno». L'avvocato ha inoltre criticato, definendola «infelice», la citazione di Sandro Pertini («il popolo italiano ha sete di onesta») effettuata dal pm Bellelli, nel corso della requisitoria lo scorso 12 giugno, quando la Procura ha chiesto 12 anni per Del Turco. «Del Turco - ha detto Caiazza - è per volontà di Pertini curatore della sua fondazione a Savona, era un frequentatore della sua casa ed era uno dei riferimenti politici e socialisti di Pertini. Non si poteva fare esempio più infelice».

Caiazza: improponibile il raffronto con Angelini. Il difensore si è poi soffermato sul «tema della reputazione» di Del Turco, «stratificata in 60 anni di vita pubblica». «Aver vissuto 60 anni come Ottaviano del Turco e 60 anni come Angelini (l'ex patron della casa di cura provata Villa Pini considerato il grande accusatore, ndr.) - ha sottolineato Caiazza - non è la stessa cosa e non è un problema da cui non potete prescindere quando dovrete decidere se credere a un fatto detto da uno e negato dall'altro«. Caiazza ha tenuto a far presente anche che l'ex governatore «ha sempre preso parte a queste udienze fino a quando ha potuto per onorare formalmente il tribunale. Poi se non è stato più qui, è perché non è stato più possibile. Oggi ha ritenuto di dover essere qui».

L'accusa: condannatelo a 12 anni. Del Turco è accusato di associazione per delinquere, corruzione, abuso, concussione, falso. Il pm ha chiesto 12 anni. Secondo la procura di Pescara, l’allora governatore avrebbe intascato da Vincenzo Maria Angelini, all’epoca titolare del casa di cura Villa Pini, cinque milioni e 800mila euro. Ad accusare Del Turco è proprio l’ex imprenditore della sanità privata imputato e allo stesso tempo parte offesa nel processo, che nel 2008 in sette interrogatori fiume rivelò ai magistrati di aver pagato tangenti per un totale di circa 15 milioni di euro ad alcuni amministratori regionali in cambio di favori.

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