«Sarà un olio di qualità ma occhio alla resa» 

Tocco. Attesa per la raccolta delle olive che quest’anno si presenta favorevole   dopo un 2016 che ha lasciato i produttori a secco. Il parere dell’esperto

TOCCO DA CASAURIA. Nella zona Casauriense ci si prepara ad affrontare l'attesa campagna olearia dopo la mancata raccolta della scorsa stagione. I coltivatori hanno desistito a fare anche i gli ultimi trattamenti per affrancare il prodotto da parassiti, viste le favorevolissime condizioni meteo che hanno consentito alle piantagioni di riprendersi dopo la lunga siccità estiva.
Le piogge delle ultime settimane, non violente, intense e continue, hanno ridato vigore alle piante stressate dalla alte temperature estive e dalla mancanza di acqua durate i lunghi mesi di giugno, luglio ed agosto. «Le olive si presentano sanissime» spiega l'esperto oleologo, già presidente del consorzio dell'Olio Dop, Pasqualino Lupone. «Non riportano segni di presenza di parassiti e di altre patologie che stagionalmente affliggono questa coltura. Dunque, in previsione di una raccolta di elevato valore organolettico che ci darà oli di spiccato sapore amaro e piccante, con massicci contenuti fenolici e di altri sostanze salutistiche».
L'esperto, come al solito, raccomanda di avviare la raccolta nei tempi giusti della maturazione delle drupe che corrisponde, come ricorda anche l'agronomo dell'associazione dei prodotto Luciano Pollastri, alla condizione di prima, e per alcune varietà, di seconda invaiatura, il momento cioè che corrisponde al viraggio di colore dei frutti che da verde diventano rosso bruno o di colore più scuro. «Questo è importate» riprende Lupone «per garantire la qualità dell'olio ed evitare la sovramaturazione che provocherebbe la elevata acidità, la perdita di contenuti antiossidanti e la degradazione del prodotto finito». Dopo una annata senza olio, i coltivatori fremono per rimettersi in moto e sperano di poter riempire i "bandoni" di quell'olio caratteristico delle coltivazioni dell'area di Tocco da Casauria, costituite soprattutto dalla cultivar della Police Toccholana (affiancata da Intosso e Leccino) che fornisce un olio ricchissimo in contenuti fenolici, oltre a dare una resa elevata che nella maggior parte dei casi supera i 20 chilogrammi per quintale di olive trasformate. «Ecco attenzione», avverte l'esperto, «quest'anno dovremo ben guardare la resa in olio, poiché la mancanza di acqua nel momento in cui le piante ne avevano bisogno per l'accrescimento dei frutti, potrebbe incidere su rendimenti che potrebbero essere più bassi del normale, sicuramente di quelli attesi dai coltivatori. Dipenderà dalle zone di produzione, ma è una considerzione che i produttori devono mettere in conto». L'intero territorio toccolano è ricco di circa 60 mila piante di olive, che mediamente assicurano una produzione di circa 6/7 mila quintali di olio, ai quali vanno aggiunte le produzione dei centri vicini come Bolognano, Castiglione a Casauria, Pescosansonesco, e dei centri più montani di Salle, Caramanico Terme. I prezzi di vendita? Qui intervengono le leggi del mercato: «Saranno determinati dalla domanda e dall'offerta. Da tener presente» fa notare Lupone «che in ogni caso un buon extravergine acquistato in frantoio o in azienda agricola non può di certo essere inferiore agli 8 euro/litro. Il nostro impegno dovrà essere comunque mirato alla produzione di olio ottimo e autoctono che sarà la nostra carta di credito per l'acquisizione di nuovi estimatori e degustatori del nostro prodotto».
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