IL NUOVO ROMANZO

“Scarpette bianche” di Bernava l’amore che resiste alla guerra

Un romanzo d'amore e di guerra ambientato in un paese del chietino, Villamagna, all'epoca del secondo conflitto mondiale. Si tratta di "Scarpette bianche" (Solfanelli, 16 euro, 255 pagine) di Arturo...

Un romanzo d'amore e di guerra ambientato in un paese del chietino, Villamagna, all'epoca del secondo conflitto mondiale. Si tratta di "Scarpette bianche" (Solfanelli, 16 euro, 255 pagine) di Arturo Bernava, che continua idealmente il solco aperto dal suo primo romanzo di successo "Il colore del caffè". "Scarpette bianche" continua sul quel solco, ma solo per spostarlo più avanti, dal fascismo al crollo del fascismo e al disastro provocato dalla guerra mondiale. Ma in quel disastro, nel marasma totale che avvolge tutti, e che è ben reso da Bernava in descrizioni di insieme che risultano epiche e veridiche allo stesso tempo, come le scene dello sfollamento verso Chieti, in quella tragedia globale l'amore trova ancora la forza di germogliare.

Un romanzo tra verismo e storia nutrito però da una profonda vena romantica, che rende alcune sue pagine appassionanti. Ma ciò che contraddistingue Bernava è che lui non perde mai di vista l'umano, l'umanità, la sua natura più profonda, questo è in fondo lo scopo del libro, che non è letteratura fine a se stessa, è testimonianza di umanità. Naturalmente al centro della storia si pongono i personaggi. Tra di essi spicca la triade della saggezza, se così si può chiamarla: il dottore De Luca, il maresciallo Reale e don Tiscrocco, il sacerdote, amici e protagonisti della lotta contro i tedeschi, soprattutto il maresciallo Reale che passerà ai partigiani. Poi spiccano la donna di cui de Luca si innamora, figura all'inizio ambigua, misteriosa, poi sempre più determinante nella vicenda, inoltre il bambino con cui inizia la storia, autistico e ricoverato in un orfanotrofio, il quale custodisce la risposta all'enigma centrale della vicenda. Sì perché Bernava è riuscito a dare ai suoi lettori, oltre che un romanzo verista sulla guerra, anche un giallo avvincente, che non manca di incuriosire continuamente il lettore. Un romanzo che molto probabilmente bisserà il successo de "Il colore del caffè", e forse lo supererà, perché Bernava sembra ormai incamminato verso una maturazione poetica e profonda della sua narrativa, nella quale non si limita più a giostrare con fatti e personaggi per illudere e divertire il lettore, ma fa di più, fa appunto "arte" e non fiction, in quanto ci dà anche un barlume, delle delucidazioni, se pur minime, sul senso che fatti e personaggi hanno, e dunque sull'esistenza di tutti.

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