Tiziano Iulianella ha cominciato la sua protesta silenziosa

ABRUZZO / LA PROTESTA

Sciopero della fame e della sete per i fondi bloccati / VIDEO

Iulianella, pastore e vicesindaco di Pescina, guida la fronda degli allevatori. Da mesi attendono finanziamenti dalla Regione

PESCARA. E' cominciato lo sciopero della fame e della sete, senza parole,  per protestare contro il blocco dei fondi regionali all’agricoltura. Tiziano Iulianella è un allevatore di Pescina. Ha 56 anni. E preferisce non parlare da vicesindaco del paese di Ignazio Silone, ma come beffato dalla burocrazia delle Regione e dell’Agea, l’agenzia statale che eroga i fondi comunitari dell’agricoltura. È un beffato perché da 14 mesi attende invano ventimila euro di finanziamenti Fsr (fondo sociale rurale) che gli spettano di diritto ma sono bloccati da un cavillo: una cifra che, per un errore materiale, non si è incolonnata nel posto giusto. Ma alle sue numerose richieste di chiarimenti, i colletti bianchi gli hanno finora risposto con uno scaricabarile.

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Tiziano Iulianella ha cominciato la sua protesta silenziosa

Alla Regione gli dicono che è tutta colpa di Agea, da dove invece sostengono che la responsabilità dei ritardi è da cercarsi nell’assessorato regionale all’agricoltura. Così la domanda di Iulianella, il pastore vicesindaco, è finita in un calderone di quattromila pratiche bloccate: una situazione drammatica che sta letteralmente mettendo in ginocchio le aziende agricole abruzzesi, da quelle aperte dai giovani imprenditori, che già rischiano di chiudere, alle grandi imprese, tutte con gli stessi problemi che il Centro sta denunciando attraverso un’inchiesta giornalistica che oggi arriva alla sua quarta puntata.
È stato il pastore di Pescina a chiamare il quotidiano degli abruzzesi per farsi portavoce della sua categoria, quella degli allevatori di pecora da latte e da carne, che rappresenta un marchio d’eccellenza della nostra regione. Ma è anche una categoria costretta a subire le peggiori ingiustizie, come il blocco dei finanziamenti europei oppure l’invasione degli allevatori del Nord che si stanno accaparrando i pascoli d’Abruzzo. E costringono gli allevatori locali persino a pagare un dazio per la servitù di passaggio sui terreni demaniali. Roba da Medioevo. Ma torniamo alla beffa dei fondi del Psr che spinge Iulianella a protestare. «La Regione Veneto», dice, «ha già programmato il nuovo Psr, mentre l’Abruzzo non ancora paga quelli del 2016, del 2017 e del 2018. La mia misura di Psr prevedeva circa 330 euro per ogni ettaro di pascolo. Ma dalla Regione mi dicono che il sistema computerizzato di Agea non riesce a leggere questo dato. Nel frattempo le banche ci chiudono i rubinetti e le nostre spese crescono. I carburanti non costano poco, nessuno te li regala. Ciascuna azienda come la mia (avevo 970 capi – sottolinea –, oggi ne possiedo solo 400) che è nata nel 1993, e impiega diversi dipendenti, deve poter programmare il proprio lavoro sulla base di fondi certi. Ma la mia domanda, presentata alla Regione nel maggio del 2018, è ancora ferma. Ed è così per tantissimi miei colleghi», denuncia il pastore.

Un pastore con il suo gregge

«Se questa inefficienza va avanti, tutti noi rischiamo di chiudere. Ecco perché ho preso la decisione di fare lo sciopero della fame e della sete affinché le istituzioni regionali prendano coscienza di quanto ci sta accadendo. Le nostre aziende vanno tutelate anche nei confronti di chi arriva dal Nord per invadere i pascoli abruzzesi. La Regione», continua Iulianella, «dovrebbe subito approvare in questo caso una legge ad hoc che tuteli le area interne e può farlo perché c’è una sentenza del Tar che ha dato torto alle imprese del Nord. Mentre per quanto riguarda i fondi del Piano sociale rurale fermi al palo da mesi, io e altri allevatori abruzzesi siamo pronti alla nostra clamorosa protesta».
Una protesta che arriva in un momento di vuoto amministrativo in un settore della Regione rimasto senza direttore di dipartimento, andato in pensione a giugno, e che per questo motivo non dialoga più con l’Europa, elevando al cubo la rabbia degli agricoltori e degli allevatori d’Abruzzo.

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