Sciopero e manifestazione, la rivolta degli ipermercati in Abruzzo

Il personale dei centri commerciali abruzzesi in piazza per il rinnovo del contratto. Domani (sabato 7 novembre) alle 10 corteo e flash mob al Centro d’Abruzzo di San Giovanni Teatino

PESCARA. Non c'è solo la crisi, a preoccupare il personale del settore commercio impegnato nella grande distribuzione, nella distribuzione affidata alla cooperative e nelle attività che aderiscono alla Confersercenti. C'è, purtroppo, anche il problema del rinnovo del contratto nazionale, scaduto nel 2013, e proprio su questo punto scioperano domani anche i dipendenti dei centri commerciali d'Abruzzo, che si ritroveranno alle 10 a San Giovanni Teatino per una manifestazione di protesta a livello regionale.

L'astensione dal lavoro (per un intero turno di 8 ore), è stata promossa su tutto il territorio nazionale da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs e in questa regione il punto di incontro di tutti coloro che aderiranno sarà l'Ipercoop, dove si terranno un mini-corteo, un presidio con un flash mob e una pacifica invasione della rotatoria che si trova nei pressi del centro commerciale, con inevitabili ripercussioni sul traffico della zona.

«Il mancato rinnovo del contratto», spiega Lucio Cipollini della Filcams Cgil, «si inserisce in un contesto di crisi e di difficoltà per alcune aziende importanti delle zona, come l'Auchan e l'Iper di Città Sant'Angelo, dove c'è stato il ricorso ai contratti di solidarietà e ai licenziamenti collettivi. In questa fase assistiamo ad una politica aziendale basata sul tentativo di ridurre il costo del lavoro: da una parte rifiutano il rinnovo del contratto collettivo e dall'altra dicono che dovrà essere a costo zero, quindi a scapito dei lavoratori».

«In realtà il contratto c'è ma è stato sottoscritto solo da Confcommercio», dice Mario Miccoli della Uiltucs, mentre il confronto con Federdistribuzione è ancora aperto. «Lo sciopero, quindi, servirà a far capire alle aziende aderenti a Federdistribuzione che devono applicare anche la parte economica (l'aumento è di 85 euro) del rinnovo, che riguarda terziario, distribuzione e servizi, mentre ora stanno applicando solo la parte normativa. Bisogna considerare unitamente le due parti». Entrando più nel concreto, «ci sono aziende che hanno aderito e stanno applicando la parte economica del contratto, come Conad e Obi, e non capiamo l’atteggiamento di Ipercoop che si è messa di traverso, nonostante abbia un fatturato in crescita». Peraltro, la diversità di comportamento tra le varie aziende crea una penalizzazione per quei lavoratori che non si vedono riconosciuto l'aumento «e stiamo pensando anche di procedere con dei decreti ingiuntivi, per evitare che si prosegua su questa strada». Va anche detto, per il rappresentante della Uiltucs, «che non si può rischiare il naufragio verso la contrattazione aziendale a svantaggio del contratto collettivo».

Davide Frigelli, della Fisascat Cisl, spara a zero contro Federdistribuzione. «Le richieste formulate dalla grande distribuzione sono talmente lesive della dignità e della qualità della vita dei lavoratori e talmente gravose da non essere ricevibili. Ritengo che sia stata molto più concertativa e responsabile la Confcommercio, che ha preso in considerazione le difficoltà oggettive del settore ma ha anche tenuto conto delle problematiche e delle esigenze dei lavoratori. Federdistribuzione non appare credibile perché è chiaro che l'obiettivo che persegue in questo momento non è di natura economica. Mi pare che ciò che interessa alle aziende sia di poter gestire i lavoratori a suo piacimento, come se non avessero più diritti» e lo sciopero servire a dire un no secco.

In provincia di Pescara, fa notare Cipollini, il settore è «molto rilevante» e il 2015 è stato un anno davvero difficile. Dopo le trattative portate avanti dai sindacati nei mesi scorsi per salvare quanti più posti di lavoro possibile, non sono arrivati altri annunci drammatici di tagli di posti di lavoro o, addirittura, di chiusure imminenti, ma «ci sono ancora delle criticità e non vedo segni di ripresa», prosegue il sindacalista della Cgil. «Ogni anno è difficile e più difficile del precedente. Nessuno assume, anzi continuiamo a sentirci dire che ci sono degli esuberi e che c'è un calo delle vendite». In questo quadro il problema del mancato rinnovo del contratto può sembrare una questione secondaria, «meno urgente come problematica» ma «se non si rinnovano i contratti e quindi se viene meno la fase della contrattazione si mette in discussione il ruolo dei sindacati e anche dei lavoratori, in fin dei conti», prosegue Cipollini.

Dopo le assemblee organizzate nei punti vendita per annunciare la manifestazione di domani, il sindacalista della Cgil lancia un appello «ad aderire allo sciopero e a partecipare al sit in perché si tratta di un momento cruciale per la tutela dei posti di lavoro e degli stipendi. L'adesione non sarà sicuramente omogenea, ci saranno delle aziende per le quali ci sarà una adesione molto alta, al punto che per l'Ipercoop potrebbe essere a rischio l'apertura, mentre per altre l'adesione sarà più bassa».

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