Scrutatori scelti dai politici a Pescara, Pellegrino: "È il risultato di una norma criminogena"

L’avvocato esperto di questioni elettorali spiega la norma che ha consentito al Comune di Pescara di nominare gli scrutatori con la chiamata diretta: "È una legge di dubbia costituzionalità che codifica di fatto la spartizione politica e rischia di istituzionalizzare un meccanismo clientelare"

PESCARA «Una norma criminogena perché sollecita la distorsione e la contaminazione del voto piuttosto che prevenirle come accadeva con il sistema del sorteggio e accade tutt’ora nei comuni che continuano ad applicarlo». Non ha dubbi Gianluigi Pellegrino, il legale esperto di questioni elettorali celebre per aver ottenuto, con i suoi ricorsi, la conferma dell’esclusione delle liste di Forza Italia alle regionali del Lazio del 2010 e “salvato” il referendum del 2011 sul nucleare che il governo Berlusconi tentò di evitare.

Avvocato, una bocciatura senza appello?

«Siamo di fronte ad una norma che istituzionalizza un meccanismo clientelare. Di fatto codificando la spartizione e la lottizzazione».

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Addirittura...

«Si è scelto di imboccare una strada opposta a quella che dal 1992, sulla scia dello scandalo di Tangentopoli, venne seguita introducendo norme che prevedevano il sorteggio per la selezione degli scrutatori».

Con quali conseguenze?

«In una consultazione referendaria, il rischio clientelare è molto alto».

Perché?

«Il problema è che in questo modo il sistema di nomina degli scrutatori finisce per trasformarsi in una prebenda in mano alla politica. Non solo».

Che altro?

«Stiamo parlando, a tutti gli effetti, di nomine retribuite di funzionari pubblici. È possibile che per lavorare un giorno come usciere in Comune occorra un concorso e per selezionare gli scrutatori, che percepiscono anche un compenso, si possano fare nomine apertamente politiche?».

E che risposta si è dato?

«Che siamo in presenza di una norma di dubbia costituzionalità. Perché si tratta di nomine che richiedono il rispetto dei principi di trasparenza e imparzialità che questo sistema non assicura».

Meglio il sorteggio quindi?

«Certamente. Non a caso i Comuni più virtuosi lo hanno mantenuto. Chi va a fare lo scrutatore non deve dire grazie a nessuno. Ma se la scelta è discrezionale qualcuno dovrà ringraziare, magari votando sì o no a seconda dell’indicazione ricevuta».

Insomma, una nube sulla genuinità del voto?

«Mi limito a costatare che un tipico caso di voto di scambio, oggetto di migliaia di inchieste penali pendenti, riguarda partiti o candidati che, incaricando i rappresentanti di lista, li pagano per assicurarsene il voto. Un meccanismo che rischiamo di importare nella nomina degli scrutatori».

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