ABRUZZO

Scuole insicure, D'Alfonso: meglio non chiuderle, ma servono 150 milioni

Vulnerabili 9 istituti su 10, per il presidente della Regione vanno riaperti l’11 settembre

PESCARA. Nove scuole su dieci sono insicure. Ma i genitori abruzzesi, l’11 settembre, dovranno fare entrare i loro figli in edifici che la Regione ha censito e definito a rischio. Dovranno farlo perché i sindaci non le hanno chiuse. E il governatore, Luciano D’Alfonso, dice al Centro che quelle scuole, con indici di vulnerabilità zero o vicini allo zero, dovranno «essere tenute il più possibile in esercizio». Presidente D’Alfonso, lei manderebbe un figlio in una scuola abruzzese con un indice di rischio elevatissimo.
«Le scuole vanno esaminate caso per caso, mantenute il più possibile in esercizio e attivati piani di investimento all'altezza».
Non la preoccupa che in Abruzzo è insicuro il 93 per cento delle scuole?
«Il sentimento della preoccupazione sta alle spalle. Sono invece impegnato nel far capire al governo che occorrono risorse alla stregua di quelle concepite per il piano “Casa-Italia”. Proprio oggi (ieri, ndr) sono tornato a sollecitare i vertici di palazzo Chigi per destinarci risorse ulteriori».

leggi anche: Scuole in Abruzzo: nove su dieci risultano poco sicure. Controlla la tua Dossier sulla vulnerabilità sismica in vista della riapertura degli edifici scolastici. La Regione ha 417 schede tecniche. Il Centro le ha verificate: ecco i documenti. Sul giornale il servizio completo con la mappa dei casi più gravi

Su 417 scuole abruzzesi censite dalla Regione, 391 hanno un indice di vulnerabilità allarmante. Di chi è la colpa?
«Di chi in passato ha sottovalutato il problema e ha ritenuto che la norma non dovesse mai incontrare la realtà. Cioè i terremoti. L’errore è stato di non attivare allora le procedure per investimenti idonei. Adesso, in un rapporto di solidarietà istituzionale, la Regione e lo Stato devono aiutare i comuni».
Non chiuderle subito ma ristrutturarle dopo averle esaminate. Lei dice questo. Come pensa di farlo?
«Io rivendico di essere l’unico presidente di Regione che ha fatto finanziare, in cento giorni, cinque edifici leader nell'Abruzzo: il liceo classico Cotugno dell'Aquila, il glorioso liceo classico dell'Aquila, che secondo me vale più della prefettura, con 7 milioni; il liceo classico Melchiorre Delfico di Teramo, con 2 milioni in prima battuta e 4 in seconda, così come la scuola alberghiera di Villa Santa Maria, l'istituto tecnico Patini di Castel di Sangro e l'istituto tecnico Raffaele Mattioli di San Salvo. Continuerò a operare in questi termini. Per questo motivo ho parlato con il capo di Italia Sicura perché gli voglio far conoscere la condizione dell'edilizia scolastica abruzzese».

Come definisce questa condizione?
«Un cantiere appena partito. Ma abbiamo un fabbisogno di altri 150 milioni di euro, da aggiungere ai 110 già dati, per fare in modo che le scuole possano diventare sicure».
Ma secondo lei qual è l'indice minimo di vulnerabilità oltre il quale un edificio si può definire sicuro?
«Noi sappiamo che c'è un doppio valore che il legislatore ha firmato: l'adeguamento sismico e il miglioramento. Dobbiamo lavorare per il miglioramento. Su questo fronte possiamo cominciare a essere fiduciosi quando superiamo la soglia dello 0,4».

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Molti sindaci non collaborano. Delle 417 schede di rischio sismico che la Regione ha, solo 217 sono state preparate grazie alle schede ricognitive rinviate dai Comuni. Il 50 per cento dei sindaci resta inerme. E lascia che le scuole insicure riaprano. Le sembra giusto?
«Sono consapevole della condotta e della situazione dei sindaci che, come purtroppo accade ai dirigenti scolastici, assomigliano a San Pancrazio, cioè sono impegnati sul fronte e privi di strumenti. Molti sindaci adottano una condotta minimalista per evitare l'emotività su questi argomenti. Proprio loro hanno bisogno di un aiuto che io voglio realizzare facendo da ponte tra il territorio dei Comuni e dei drammi e le risorse finanziarie e normative dello Stato centrale. Entro settembre porterò in Abruzzo il rettore Giovanni Azzone, il capo di Italia Sicura-programma Casa Italia, per fare in modo che si renda conto della fragilità di questo territorio».
Torniamo alla grave situazione di rischio sismico. Le scuole, anche quelle con un indice zero, riapriranno l’11 settembre. Che cosa ha detto a quei genitori che ha incontrato venerdì e le hanno chiesto rassicurazioni?
«I genitori hanno apprezzato la copertura finanziaria che la Regione ha assicurato ai principali edifici scolastici della provincia di Teramo, nella parte danneggiata dal terremoto. E mi hanno chiesto aiuti ulteriori. Io ho detto loro che contatterò il ministero per trovare altre coperture finanziaria».
Scusi presidente, ma non le hanno manifestato preoccupazione per la riapertura imminente anche delle scuole insicure?
«Ho apprezzato come i genitori stiano ragionando anche in una logica di medio/lungo termine. Non solo nella logica del mese di settembre 2017».