SE IL DIRETTORE (TAR O NO) TIRA DIRITTO

Lui si chiama Roberto Fagnano e di mestiere fa il direttore generale dell’Azienda Sanitaria di Teramo. Ieri ha preso una decisione che farà discutere: acquisirà una seconda macchina per la risonanza magnetica, anche se il Tribunale amministrativo (Tar) ha bloccato la gara per i soliti ricorsi delle ditte in gara per l’appalto. Il motivo? Fagnano ha deciso che i pazienti non possono più aspettare: al momento, con una sola macchina pienamente in funzione, la lista d’attesa arriva fino a due anni. Qui si rischia di fare la fine di Genova, ha pensato il nostro: là i ricorsi hanno bloccato le opere che sarebbero servite per evitare l’alluvione, a Teramo potrebbero impedire a qualcuno di salvarsi la pelle facendo l’esame giusto in tempi rapidi. E piazzando una seconda risonanza a Giulianova, fa sapere Fagnano, l’attesa potrebbe scendere fino a 20 giorni.

Ci sono precedenti illustri a questa decisione: Enrico Mattei, il fondatore dell’Eni, si è sempre vantato di avere infranto ben 52 tra leggi e leggine per fare di un carrozzone in liquidazione un colosso mondiale dell’energia. Era un’altra Italia, un’altra giustizia. Ma l’interrogativo di fondo è lo stesso: davvero in questo Paese non si può fare nulla di buono in tempo utile, se non prendendosi sulle spalle la responsabilità di infischiarsene dei riti della giustizia? E il fatto di violare una norma può essere perdonato, se si dimostra che si agisce non per interesse personale, ma a fin di bene?

L’unica via d’uscita è nel cambiare un groviglio di norme che tutela tutti, tranne che l’interesse collettivo. E che mette in imbarazzo gli stessi magistrati. Qualche giorno fa abbiamo titolato «In ginocchio dal Tar»: è tempo che il Paese si rialzi e sblocchi quel che s’ha da fare. Subito.