“Se la moglie non fa sesso, l’uomo può lasciarla”, la cassazione dà ragione a un marito pescarese

Dopo nove anni senza sesso, l’uomo è andato a vivere da un’altra donna. La suprema corte: non li si può addebitare la separazione

ROMA. Se il matrimonio si 'raffreddà a tal punto da far venire meno i rapporti sessuali tra marito e moglie, non commette violazione dei doveri coniugali chi dei due partner abbandona la casa familiare per andare a vivere altrove con un nuovo amore, ritenendo intollerabile la situazione. E non ha alcuna importanza stabilire se l'esclusione del sesso sia stata una decisione imputabile a lui o a lei, oppure se sia solo una naturale e pigra deriva del menage domestico. Lo sottolinea la Cassazione.

I supremi giudici - con la sentenza 2539 - hanno infatti respinto il ricorso di una moglie, Adelaide C., che chiedeva l'addebito della separazione a carico del marito Vincenzo T. perché l'aveva lasciata per andare a vivere con un'altra donna dopo che, per nove anni, a partire dalla nascita del figlio, la coppia non aveva più condiviso alcuna intimità. «L'abbandono della casa familiare, che di per sè costituisce violazione di un obbligo matrimoniale e, conseguentemente, causa di addebito della separazione, in quanto porta alla impossibilità della convivenza - scrivono gli 'ermellinì - non concreta tale violazione se si provi (e l'onere incombe a chi ha posto in essere l'abbandono) che esso è stato determinato dal comportamento dell'altro coniuge, ovvero quando il suddetto abbandono sia intervenuto nel momento in cui l'intollerabilità della prosecuzione della convivenza si sia già verificata, ed in conseguenza di tale fatto».

Nella vicenda in questione, era emerso fin dal primo grado della causa di separazione - innanzi al Tribunale di Pescara - che Adelaide e Vincenzo non avevano rapporti, dato di fatto che la moglie non aveva in alcun modo smentito e che era suffragata dalla testimonianza della sorella del marito che aveva riferito di essere a conoscenza della situazione. Un simile contesto, ad avviso della Cassazione, porta ad escludere «la preesistenza di una situazione di esaurimento della comunità morale e affettiva tra i coniugi» rispetto alla decisione di Vincenzo di costruirsi un'altra vita. Confermata al decisione della Corte di Appello de L' Aquila che aveva detto “no” alla colpevolizzazione del marito respingendo anche la richiesta di risarcimento danni avanzata dalla moglie.

©RIPRODUZIONE RISERVATA