Sfera Ebbasta indagato «È la musica dello spaccio» 

Il senatore Mallegni, autore dell’esposto con Malan, plaude alla Procura pescarese «Megafono della preoccupazione delle famiglie». Le mamme: ma è sbagliato vietare

PESCARA. «Apprezziamo molto l’intervento della Procura di Pescara. Siamo stati megafono di una preoccupazione già latente e che sembra essere entrata anche nel tessuto sociale delle famiglie». Commenta così, il senatore di Forza Italia Massimo Mallegni, l’inchiesta per istigazione all’uso di droghe aperta dalla Procura pescarese a carico del trapper Sfera Ebbastaa dopo l’esposto a firma sua e del collega di partito Lucio Malan. «Basta tradurre trap in italiano per capire che si parla di musica dello spaccio», ha dichiarato Mallegni all’Ansa, «noi non siamo dei bacchettoni, io mi ritengo un cristiano peccatore, però questo diventa un problema sociale, di sicurezza e di diffusione delle droghe». Un’inchiesta che, seppure molto marginale a quella per la strage di Corinaldo (sei morti tra la folla spinta verso l’uscita da uno spray al peperoncino diffuso nella discoteca dov’era atteso Sfera Ebbasta) ha comunque riaperto la riflessione anche tra i tanti pescaresi che solo qualche mese fa, era il 12 luglio, hanno portato i propri figli nell’area dell’ex Cofa per il concerto del trapper di Cinisello Balsamo. Proprio come la mamma rimasta uccisa nella discoteca di Corinaldo dove aveva accompagnato con il marito la figlia di 11 anni.
«Ne parlavo proprio poco fa», commenta F.B., insegnante che a luglio ha accompagnato i figli di 14 e 12 anni. «Ricordo bene quella serata. A un certo punto l’aria era talmente satura di odore di canna che la stessa mia figlia mi ha detto che non ne poteva più, una ragazza vicino a noi si è anche sentita male. Nessuno dei tanti adulti che si trovavano lì approvavano o si divertivano, per un concerto durato forse un’ora scarsa, inneggiante a soldi, potere e droga. Il fatto è che questi non sono solo temi di Sfera Ebbasta, ma dei tanti trapper che ascoltano i ragazzini. Basta ascoltare Ghali, Emis Killa o Gue Pequeno. Io sono contenta di aver portato i miei figli perché da quel concerto non ascoltano più quella musica, a riprova che non bisogna vietare ma farceli arrivare da soli, portandoli dove chiedono. Purtroppo», conclude l’insegnante, «anche tra ragazzi seguitissimi è difficile far passare il messaggio sano. E in questo i social non aiutano».
«Quella sera al concerto di Pescara c’ero, ho accompagnato mio figlio di 12 anni e un suo amico», riferisce D.G., mamma e avvocato, che rispetto alla presunta istigazione all’uso di droghe allarga il campo: «Quella sera ho solo sentito un’infinità di parolacce, testi che parlavano di soldi, potere, bella vita. Testi diseducativi ma come tutta la musica dei trapper proposta dalle case discografiche ai ragazzini. E c’è ben di peggio di Sfera Ebbasta. Io ho sentito “Fumo bianco”, che canta una ragazzina, il testo è allucinante, pesantissimo, ma la reponsabilità non è di chi lo canta ma di chi alimenta questo mercato, le case discografiche. Musica che sta su Internet, magari anche orecchiabile, ma con contenuti squallidi».
«Sfera Ebbasta è un santo rispetto ad altri trapper», rimarca C.S., mamma medico con due figli adolescenti, «c’è molto di peggio, «con parole veramente oscene. I miei figli l’ascoltano, è vero, ma non per questo si drogano».