«Si è scatenato l’inferno»

Saltano le casematte imbottite di esplosivo: tra le rovine restano tre corpi senza vita

TAGLIACOZZO. Un boato fa tremare la terra. Poi pochi secondi di silenzio surreale e un'altra esplosione tremenda. Un fungo visibile a chilometri di distanza si alza dalla casamatta della "Pirotecnica Paolelli", fabbrica di fuochi d'artificio in località San Donato, a Tagliacozzo. Tre morti e sei feriti è il bilancio della tragedia che si consuma alle 13.34. Impressionante lo scenario materializzatosi davanti agli occhi dei soccorritori. La zona interessata, con un raggio di due chilometri, sembrava un campo di guerra.

LE VITTIME.

Al momento dell'esplosione nell'azienda c’erano otto persone. Hanno perso la vita Valerio Paolelli, 37 anni di Tagliacozzo, figlio del titolare Sergio, Antonio Morsani (47) di Rieti, e Antonello D’Ambrosio (33) di Petrella Liri, frazione di Cappadocia. Sono rimasti feriti invece l'algerino Kedhia Sofiane (61), residente a Rieti, il catanese di origini austriache Aurelio Chiariello (42) e il napoletano Onofrio Pasquariello (42), ricoverati all'ospedale di Avezzano in gravi condizioni. Lievi escoriazioni per il patron dell'azienda, Sergio Paolelli, e il figlio Armando, che dopo essere stati visitati dai soccorritori hanno rifiutato il trasporto in ospedale e fino alle prime ore del pomeriggio sono rimasti davanti al cancello dell'azienda ormai polverizzata. Due corpi carbonizzati sono stati recuperati dai soccorritori mentre il terzo è stato individuato sotto le macerie, ma le operazioni di recupero sono state interrotte per ragioni di sicurezza in quanto l'area ancora calda continuava a far registrare piccole esplosioni. Riprenderanno solo questa mattina alle 10 con i periti artificieri. All'esterno dell'area transennata, a circa due chilometri dal perimetro dell'azienda, sono arrivati parenti e amici delle vittime e dei feriti, a cui è stato impedito di entrare per ragioni di sicurezza. Frotte di curiosi sono arrivati in zona per tutto il pomeriggio. Anche molti politici, nel tardo pomeriggio, hanno raggiunto il luogo dell'esplosione per esprimere solidarietà alle famiglie delle vittime.

LE CAUSE.

La prima grande deflagrazione sarebbe avvenuta in una delle sette casette utilizzate per la realizzazione dei fuochi d'artificio. L’esplosione del materiale pirico sembra sia stata dovuta a cause accidentali ancora da stabilire dagli artificieri dei carabinieri e dei vigili del fuoco che hanno lavorato tutto il giorno per spegnere le fiamme.

Ma non sarebbe stata quella l'esplosione più forte. La seconda è stata innescata dalla prima, e a catena ce n'è stata una terza. La quarta e ultima, più debole, è arrivata soltanto a una ventina di minuti di distanza.

Dopo il primo boato sembra che gli operai abbiano iniziato la fuga, quando all’improvviso è partita la seconda forte esplosione.

I DANNI.

I residenti dei Comuni limitrofi hanno riferito di finestre andate in frantumi e di impressione che la terra avesse tremato, «come per un terremoto». Le squadre dei vigili del fuoco, con mezzi aerei e a terra, hanno operato fino a tarda notte per scongiurare il formarsi di altri focolai. L’intera zona è stata fatta evacuare e transennata per un raggio di cinquecento metri, per consentirne la messa in sicurezza.

Lo spostamento d’aria causato dall’esplosione ha fatto tremare tutte le abitazioni nel raggio di oltre un chilometro, spostando addirittura di alcuni metri delle auto parcheggiate in zona. In località Casali Pendenza sono state danneggiate delle stalle. La linea dell'alta tensione spazzata e l'energia elettrica è saltata in diversi quartieri per ore.

I SOCCORSI.

Nella zona sono arrivati decine di uomini delle forze dell'ordine e unità di soccorso. Le operazioni sono state coordinate dai carabinieri e sono intervenuti vigili del fuoco, polizia, Corpo forestale, Guardia di finanza, Protezione civile, polizia provinciale, i volontari del 118 di Tagliacozzo, Carsoli, Avezzano e altre postazioni marsicane. A causa di possibili esplosioni, bisognerà attendere 18 ore – tempo necessario affinché le miscele esplosive perdano capacità di reagire – affinché gli esperti possano tornare al lavoro nell'area devastata. L'inchiesta è coordinata dal procuratore Maurizio Maria Cerrato che oggi eseguirà un sopralluogo. Il maggiore Minervini dell'Esercito è stato nominato consulente della Procura per le perizie.

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