Si complica il caso Villa Agresti Una causa blocca la demolizione

Spunta un contenzioso di 14 anni fa tra i vecchi proprietari e l’impresa Trave ora fermo in Cassazione L’avvocato Sabatini: «La titolare non consentirà mai l’abbattimento di quell’immobile sulla riviera»

PESCARA. Villa Agresti, tra viale della Riviera e via Toti, non può essere demolita nonostante il Piano regolatore ora lo consenta, grazie a una modifica approvata nei giorni scorsi dal consiglio comunale. L’avvocato Franco Sabatini, legale della famiglia Agresti, ha fatto sapere che i vecchi proprietari non permetteranno mai l’abbattimento dell’immobile, realizzato nel 1954 su progetto del famoso architetto Paride Pozzi.

«La delibera del consiglio comunale di recepimento della decisione del Consiglio di Stato, nel contenzioso tra il Comune e l’impresa Trave 2 costruzioni», ha sostenuto l’avvocato, «si limita a rimuovere il vincolo che il Comune aveva posto sulla villa in ragione del suo pregio storico-architettonico e non consente di certo la demolizione della villa».

Di tutt’altro parere gli amministratori comunali e i dirigenti del settore. «Con il passaggio dalla sottozona A a quella “B2 conservazione e recupero”» hanno spiegato in Comune, «non esistono più vincoli sull’immobile e l’edificio può essere demolito e ricostruito ex novo». Ma in Comune non sarebbero al corrente di un altro contenzioso, che si trascina addirittura da 14 anni e che ora è pendente in Corte di Cassazione, tra la famiglia Agresti e la società Trave. A rivelarlo è stato lo stesso avvocato. «La signora Patrizia Agresti che io difendo», ha fatto presente Franco Sabatini, «in quanto comproprietaria, unitamente alla nipote, del 50 per cento della proprietà della villa, come riconosciuto nel primo e secondo grado di giudizio di divisione con i signori Trave e Trave 2 costruzioni, che hanno attivato ora un ricorso alla Corte di Cassazione, non ha acconsentito e non intende consentire la demolizione della villa paterna. E ciò per preservare la propria storia familiare e un edificio, nonché il pertinente e ampio giardino, che costituiscono una testimonianza della bellezza della città di Pescara massacrata dalla speculazione edilizia».

Questo vecchio contenzioso partirebbe da un’eredità in parte ceduta da altri proprietari alla società Trave. L’impresa avrebbe espresso la volontà di acquisire tutte le quote dell’immobile dalla famiglia Agresti, ma quest’ultima non si sarebbe dimostrata disponibile a vendere. Da qui la causa civile avviata da Trave per acquisire l’immobile, ma i giudici sia in primo grado che in appello avrebbero dato ragione agli Agresti. Ora si attende il pronunciamento della Cassazione. Insomma un intreccio legale che allontana il rischio di una demolizione dell’edificio. L’amministrazione comunale, probabilmente all’oscuro di questo contenzioso in sede civile, forse pensava che la vicenda di Villa Agresti si fosse conclusa con le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato con cui è stata annullata la delibera comunale , impugnata da Trave, per fissare i vincoli architettonici.

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