Si erano offesi per l’accusa di spaccio 

Avevano picchiato il giornalista Piervincenzi e poi avevano chiesto scusa in tv

PESCARA. «Io non spaccio, non faccio niente. Al “ferro di cavallo”, dove vivo, non ho mai dato fastidio a nessuno. Qui non ci sono né clan, né mafiosi ma - per la maggior parte - persone normali che la mattina vanno a lavorare, non a rubare. E ci rispettiamo tutti, spacciatori e non, delinquenti e non. Se non mi conosci non puoi venirmi a dire che spaccio». Così Jhonny Di Pietrantonio davanti alle telecamere delle tv locali e nazionali che a metà febbraio hanno raggiunto l’edificio popolare comunemente chiamato “ferro di cavallo” per ascoltare la versione dei fatti del giovane e di suo cugino, Kevin Cellini, sull’aggressione al giornalista di Rai 2, Daniele Piervincenzi. Quest’ultimo era arrivato a Rancitelli l’11 febbraio per documentare le attività illecite che si svolgono in questa periferia degradata della città e realizzare un servizio per la trasmissione Popolo sovrano. Ma la presenza della troupe non era stata gradita: Di Pietrantonio e Cellini erano scesi in strada e avevano aggredito Piervincenzi e i colleghi, tra spinte e schiaffi, costringendoli alla fuga. Le immagini di quella aggressione sono state trasmesse da tutti i media, prima della trasmissione che parlava dei clan di Rancitelli. Di Pietrantonio e il cugino avevano cercato di recuperare con delle scuse pubbliche, in tv, dicendosi «dispiaciuti» per l’accaduto. Ma non avevano gradito, hanno detto più volte, che la telecamera riprendesse i bambini presenti alla finestra. Nè era stato apprezzato «l’atteggiamento» di Piervincenzi, che era arrivato senza presentarsi.
In quella occasione, Di Pietrantonio aveva parlato anche della sua difficoltà a trovare lavoro e aveva chiarito di essere «un meccanico abusivo», padre di due bimbi, occupante abusivo di un alloggio al “ferro di cavallo”. I due avevano assicurato di non spacciare droga, ma sorridendo avevano aggiunto - parlando fuori dai microfoni - di dedicarsi alle rapine. Eppure due giorni fa gli uomini della Mobile hanno bloccato Di Pietrantonio, per arrestarlo, mentre si occupava con ogni probabilità di una consegna di stupefacente. Era con la compagna e il figlio, in via Spiga, e aveva con sé 0,4 grammi di cocaina.
Dopo l’aggressione a Piervincenzi, il 22enne è stato sottoposto all’obbligo di dimora: divieto di allontanarsi da casa dalle 22 alle 7, con l’obbligo di andare tutti i giorni in questura. (f.bu.)