Si potrà costruire su 29 ettari di pineta

Cade il vincolo, la Regione non difende la legge che amplia la riserva

PESCARA. Ventinove ettari di verde della riserva naturale Pineta dannunziana rischiano di tornare edificabili. Questo perché la Regione non difenderà la sua legge sull'ampliamento dell'area protetta, impugnata dal governo, il 17 gennaio scorso, davanti alla Corte costituzionale. L'ente ha fatto scadere i termini per presentare opposizione e ora il provvedimento, voluto dal centrosinistra e da una parte della maggioranza, rischia fortemente di essere annullato. Se ciò avvenisse, la riserva tornerebbe di colpo a 56 ettari e i 29 aggiunti dalla legge, approvata dal consiglio regionale alla vigilia di Natale dello scorso anno, perderebbero il vincolo permanente di inedificabilità. Una vittoria per i grandi costruttori, come Deborah Caldora, Aldo Primavera ed Enio Chiavaroli, proprietari di aree finite all'interno dell'enorme polmone verde.

TERMINI SCADUTI. Ad accorgersi dei termini scaduti è stato il consigliere regionale di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo. «L'ufficio legislativo del consiglio regionale», ha spiegato, «ha predisposto la documentazione necessaria per fare opposizione e ha inviato il tutto all'avvocatura. Ma quest'ultima, e non si comprende il perché, ha fatto scadere i termini senza costituirsi in giudizio». Sarà stata una semplice dimenticanza, oppure una scelta volontaria? L'esponente di Rifondazione sospetta vi sia una volontà politica dietro questa vicenda. «Appare incredibile che una Regione non difenda una propria legge», ha osservato, «non vorrei che la maggioranza si fosse piegata al volere dei costruttori». Acerbo ha preannunciato una raccolta di firme per presentare subito una nuova legge, simile a quella impugnata.

VERDE A RISCHIO. Il provvedimento, sin dalla sua approvazione, ha scatenato una valanga di polemiche. Subito dopo il varo, l'assessore all'urbanistica del Comune Marcello Antonelli è intervenuto per contestare la scelta compiuta dai consiglieri di ampliare la pineta di 29 ettari senza nemmeno avvertire il Comune interessato, cioè quello di Pescara. Tra l'assessore e il consigliere regionale Lorenzo Sospiri, entrambi del Pdl, è scoppiata una lite proprio per questo motivo. L'ufficio legislativo regionale, interpellato dall'amministrazione, ha però dato ragione ad Antonelli. «Il mancato coinvolgimento degli enti locali interessati», hanno avvertito i tecnici, «potrebbe configurare violazione della Costituzione».

PARTONO I RICORSI. Nell'area verde protetta sono state inglobate diverse aree di privati. Ma anche una proprietà della Rai che dovrebbe servire per uno scambio con un terreno comunale per consentire all'emittente pubblica di realizzare la sua nuova sede. Per questo, alcuni consiglieri della maggioranza hanno pensato di modificare la legge per escludere alcuni terreni privati, tra cui anche quello della Rai. Ma nel frattempo sono partiti i ricorsi dei costruttori per far annullare quel provvedimento che ha bloccato definitivamente la possibilità di costruire sui loro terreni. Il Consiglio dei ministri, in un primo momento, ha rigettato quei ricorsi. Poi, esattamente dopo 24 ore, ci ha ripensato. E l'11 marzo scorso, ha deciso di impugnare la legge della Regione con la seguente motivazione.

«La legge regionale è censurabile», ha scritto il governo, «relativamente all'articolo uno che, modificando la legge regionale, numero 96 del 18 maggio 2000, relativa all'istituzione della riserva naturale, ne prevede l'ampliamento dei confini. Anche la Corte costituzionale, con sentenza numero 282 del 2000, ha ribadito la necessaria partecipazione, al procedimento di istituzione delle aree protette regionali, dei singoli enti locali il cui territorio sia destinato a far parte dell'istituenda area protetta. Poiché nell'istituzione della nuova area protetta, oggetto della legge in esame, non risultano essere state osservate tali prescrizioni, la norma regionale determina la violazione dei principi fondamentali, articolo 117, comma 3, della Costituzione».

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