Smog, picco di allergie nei bambini

Fisiopatologia pediatrica, in dieci anni quadruplicati gli accessi al reparto

PESCARA. Tremila e trecento test nel 2000, 7.500 soltanto nei primi sei mesi di quest'anno. Il perché del picco di allergie tra i bambini è nell'aria, un'aria inquinata. A dirlo è Gaetano Silvestre, dirigente dell'unità operativa di Fisiopatologia respiratoria pediatrica. Silvestre fa i conti con le allergie e dai dati emerge che il numero dei bambini allergici cresce sempre di più. «Negli ultimi cinque anni», spiega Silvestre, «abbiamo constatato un costante incremento delle malattie respiratorie causato da una molteplicità di fattori legati a stili di vita occidentali che determinano abitudini e condizioni ambientali peggiori rispetto a quelle dei soggetti che vivono in ambienti non urbanizzati. Questi dati sono palesi anche a Pescara dove è presente un aumento di asma, rinite e dermatite atopica, espressione del progressivo incremento dell'inquinamento che influenza la fisiologia e la patologia dell'apparato respiratorio anche dei nostri piccoli pazienti. Sorpresa dell'anno scorso», dice il primario, «Pescara è tra le trenta città più inquinate d'Europa, dopo Milano e prima di Napoli per il Pm10. Di certo, però, Pescara non è una metropoli, non ha il volume di auto di una grande città e non ha un'area industriale sviluppata come Milano».

Così in questa città inquinata, il numero di test allergici sui bambini si è quadruplicato in dieci anni: quest'anno, il reparto è pronto a superare 15 mila test con soli tre medici, oltre a Silvestre ci sono anche Maria Rosaria Porcelli e Liudmila Kadatskaya, due infermiere, Carmelina Di Sciascio e Melside Colazilli, la segretaria Paola Del Rosso e una tirocinante, Manuela De Leonibus. «L'attività dei primi sei mesi del 2011», dice Silvestre, «presenta un incremento di circa il 40 per cento rispetto all'anno scorso». Il reparto è concentrato in quattro stanze, altre due sono in arrivo: una sarà destinata a sala d'aspetto, l'altra a laboratorio grazie al sostegno dell'Adricesta onlus di Carla Panzino.

L'Organizzazione mondiale per la sanità ha posizionato le malattie allergiche (rinite e asma) al quarto posto tra le patologie più diffuse nei paesi industrializzati: «Entro il 2020», spiega il primario, «potrebbe risultare colpita da allergie una percentuale tra 40 e 50 per cento della popolazione. La rinite ha una incidenza balzata dal 4 per cento nel 1968 al 36 nel 2011 e costituisce, spesso, il primo stadio dell'evoluzione naturale dell'asma: i bambini affetti da rinite allergica hanno un rischio tre volte superiore di sviluppare asma rispetto ai pazienti non allergici».

L'asma è la patologia cronica più comune tra i bambini: «In Abruzzo», spiega il medico, «la percentuale dell'incidenza di asma è del 13 per cento ed è più che raddoppiata rispetto agli ultimi venti anni». L'aumento dipende da un mix di fattori genetici e ambientali: «Tra questi», sottolinea Silvestre, «l'inquinamento ambientale è fondamentale perché nei pazienti che vivono in aree inquinate, le patologie respiratorie sono più frequenti rispetto a soggetti che vivono in aree rurali e ciò è particolarmente evidenziabile nell'infanzia».

I bambini sono più esposti a un maggiore rischio di danni da inquinamento ambientale: «I bambini», spiega Silvestre, «giocano, soprattutto d'estate, per molte ore all'aria aperta e mentre giocano tendono a respirare con la bocca aperta rendendo inefficace il filtro nasale; hanno una maggiore frequenza respiratoria rispetto agli adulti con maggiori possibilità di incorporare gli inquinanti in entrata; hanno vie respiratorie di calibro ridotto e quindi intrappolano più facilmente gli inquinanti in uscita; hanno ridotte capacità di difesa a causa di un sistema immunitario e difensivo delle mucose ancora immaturo. Tutto ciò», afferma il primario, «comporta un considerevole aumento delle infezioni acute delle alte vie come riniti, congiuntiviti, sinusiti e laringiti, e delle basse vie respiratorie tipo bronchiti, bronchioliti e broncopolmoniti».

Ma se lo smog è una costante, come si fa ad abbassare il numero dei bambini allergici? Silvestre si augura «scelte coraggiose» dalle amministrazioni. Intanto, ci sono dei consigli da seguire (vedi tabella) e uno di questi sfata un luogo comune: «Un acquazzone non ripulisce l'aria, anzi, il temporale abbassa i pollini e ne rompe i granuli», dice Silvestre. Il risultato è che nella prima mezzora dopo la pioggia, l'aria è peggio di prima: «Se di norma i pollini hanno un diametro di circa trenta micron e provocano solo una fastidiosa rinite, una volta spezzati liberano allergeni ugualmente sensibilizzanti ma assai più piccoli, meno di dieci micron di diametro tanto che l' allergene viene disperso in grosse quantità in una specie di microparticolato che può essere respirato e arrivare molto in profondità, fino ai bronchi scatenando un attacco asmatico. Il consiglio? Ripararsi al chiuso almeno per i primi venti o trenta minuti, soprattutto sotto i tre anni d'età».

Un consiglio anche al Comune: «Le amministrazioni pubbliche», dice Silvestre, «potrebbero aiutare a tenere sotto controllo le allergie evitando di piantare alberi delle famiglie dell'olivo, del cipresso, della betulla preferendo, invece, gli anallergici ippocastani, palme o pini».

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