«Soffocati dalla fiscalità decisione inevitabile»

L’amarezza di Piero Barbuscia, fratello dell’imprenditore scomparso: mercato dimezzato, abbiamo cercato di salvare i posti di lavoro fino all’ultimo

PESCARA. «Finchè ho potuto mantenere certe posizioni l’ho fatto, ma alla fine si è dovuto prendere atto dell’insostenibilità della situazione che, a fronte del crollo completo della domanda, imponeva un ridimensionamento del personale, sia pur doloroso». Piero Barbuscia parla del licenziamento dei 32 dipendenti della Barbuscia Auto, l’azienda lasciata dal fratello Graziano, scomparso a luglio di quest’anno, senza rimpianti, ma con grande amarezza. «Abbiamo cercato di salvare i posti di lavoro fino all’ultimo, ma il nostro fatturato è in linea con l’andamento del mercato che è passato da due milioni 400mila unità di auto immatricolate due anni fa, a un milione e duecento di quest’anno. Una perdita di oltre il 50 per cento che ha conseguentemente ridotto lo spazio per i produttori e i concessionari. La nostra azienda finchè ha potuto fare sacrifici patrimoniali per mantenere i dipendenti storici l’ha fatto, ma ora era a rischio la vita stessa dell’azienda».

Una resa che racconta di una crisi iniziata da tempo e che Barbuscia aveva provato a domare chiudendo, come racconta, il punto vendita di Montesilvano. «Prima di toccare le famiglie ho cercato di ridurre al massimo i costi delle strutture, ma purtroppo a un certo punto bisognava confrontarsi con la realtà ridimensionando, sia pure in maniera sofferta, le realtà improduttive».

E il marchio Opel gestito dal fratello Graziano con la sua Barbuscia Auto ha sofferto parecchio della crisi, rispecchiando in maniera più trasparente di altre, le difficoltà delle famiglie italiane. Modelli come Opel Corsa, Opel Agila, o Opel Astra rappresentano proprio il settore destinato alle famiglie che, con la maledetta crisi iniziata nel 2008 hanno visto ridotto il loro potere di acquisto, riducendo di rimando gli acquisti più importanti, vale a dire case e macchine.

«Da parte della politica si può dire che il settore auto non ha mai avuto aiuti o incentivi, che non si sono mai visti», commenta Piero Barbuscia, «al contrario c’è stata una fiscalità che ha finito ad ammazzare il mercato. Una fiscalità che ha sempre visto nel settore dell’auto un serbatoio a cui attingere tra super bolli, aumenti della benzina e tariffe autostradali sempre più alle stelle», afferma l’imprenditore, «con il risultato che, invece di produrre maggiori entrate fiscali, il governo ha frenato gli acquisti deprimendo ulteriormente il mercato».

«Purtroppo questo declino era già iniziato da tempo», conclude l’imprenditore riferendosi ai licenziamenti, «e la scomparsa di mio fratello Graziano, guida storica nonché titolare e amministratore dell’azienda ci ha portati a prendere una decisione che era già nell’aria. Una decisione rimandata e rallentata dalla sua malattia, più di un anno fa, e che ora è diventata necessaria. Fortunatamente il rapporto con tutto il personale», sottolinea, «è stato sempre trasparente e leale e per me è un motivo di conforto sapere che i destinatari di un provvedimento così drastico hanno capito che non c’era altra soluzione».(s.d.l.)

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