SOGNO SPIRITUALE N. 3

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Mi trovavo in un luogo con un pò di luce e all’improvviso apparve mia madre.

A questo punto insieme abbiamo intrapreso un difficile cammino. Io e lei ci siamo trovati in un monastero, dove ci sembrava di non sapere quale percorso seguire dal momento che non era uno dei tanti monasteri che si conoscono.

Smarriti abbiamo cercato di comprendere che cosa dovessimo fare.

Avendo preso coraggio il nostro viaggio è iniziato da un ambiente (o meglio una grande stanza), circondata per intero da pareti di pietre vive. Incamminandoci abbiamo potuto osservare la bellezza dei luoghi che erano molto curati e silenti.

Ripeto ci trovavamo in un monastero sconosciuto ma però non sapevamo per quale motivo ci trovassimo là. Avendo camminato tante ore cominciammo a sentire intorno a noi una spiritualità non indifferente, la quale ci conquistò e ci rapì.

Sapendo di avere una grande fede in Dio, ecco che ci appare un libro nero (assai voluminoso). Sì, ero certo che si trattasse del bellissimo libro su Natuzza Evolo (la grande mistica e santa calabrese ).

Così nuovamente mi ritrovai vicino mia madre.

Presi dalla felicità e dalla meraviglia noi decidemmo di salire ai piani superiori del monastero; ad un certo punto arrivati al piano superiore imboccammo due corridoi laterali separatamente per incontrarci in un punto dal quale si prolungava un corridoio che ci condusse alla parte più alta del monastero. Non potendo più salire io e mia madre guardammo verso l’alto e notammo una fessura che emanava una forte luce. A questo punto decidemmo di inserire in essa il libro di colore nero “Natuzza Evolo” e così potemmo passare all’ultimo piano.

Ci venne incontro una cameriera che ci invitò ad osservare a destra la sala degli ospiti e a sinistra la sala da pranzo. Noi decidemmo di far capolino sia nell’una che nell’altra e decidemmo di entrare in quella da pranzo. E chi incontrammo? Una vecchia che a me sembrava essere mia nonna Elisabetta, ma che in realtà non lo era.

Raccontando ciò che avevo visto a mia madre, lei stessa mi confermò che non poteva essere sua madre e a questo punto pensammo alla Evolo.

Questa anziana signora si trovava da sola alla tavola da pranzo. Essa era molto grande e semicircolare.

La vecchia mangiava dei dolcetti ricoperti di miele e di palline colore argento.

Mia madre e io meravigliati dal silenzio di quella sala e stupiti di avere di fronte Natuzza, le chiedemmo subito cosa stesse mangiando e lei ci guardò servendosi e ci disse il nome dei dolcetti nel suo dialetto stretto, per noi, incomprensibile.

La Evolo fu con noi molto serena, ma non ci seppe dire altro di tutto quello che

non potevamo capire.

Avendo ritrovato il mio crocifisso insieme alla medaglia miracolosa, un giorno prima di sognare, compresi il sogno attribuendolo alla volontà di Gesù e della Madonna che mi fecero avvicinare a mia madre e alla santa calabrese.

Noi dopo aver visto Natuzza fummo pieni di speranza, di luce e di fede.

All’improvviso trovammo la nostra pace e la nostra libertà.

Penso di aver goduto insieme a mia madre e alla stessa Evolo (che abbiamo conosciuto a Paravati, Vibo Valentia, negli anni ‘80) la vista del purgatorio e del paradiso.

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