Sox, i russi a sorpresa rinviano l’esperimento 

Lolli interviene in Consiglio regionale: «Ci sarà più tempo per le verifiche» Il fisico Pallavicini: «Abbiamo chiesto una relazione, poi valuteremo»

L’AQUILA . Non parte, per ora, la stagione della caccia ai “neutrini sterili”, sotto il laboratorio di fisica nucleare del Gran Sasso. Tutto rinviato, a data da destinarsi. Sox, l’esperimento che ha scatenato polemiche a non finire, tra scienziati e ambientalisti, deve attendere perché «i produttori della sorgente (Pa Mayak, con sede in Russia) stanno incontrando delle difficoltà tecniche a garantire gli standard scientifici richiesti».
Una notizia, questa, che ieri mattina è giunta come un fulmine a ciel sereno, dopo le accese discussioni tra fautori e detrattori dell’esperimento.
ACCADE A MAYAK. Mayak, territorio tra il Volga e gli Urali, ospita un impianto nucleare che di recente è finito alla ribalta per un sospetto terribile: quello di essere all’origine di una nuova nube radioattiva che di recente ha attraversato parte dell’Europa. Secondo l’istituto francese di radioprotezione, lo scorso 3 ottobre la nube sarebbe passata anche su Lombardia, Piemonte, Friuli, Toscana ed Emilia Romagna, ma le concentrazioni di isotopi radioattivi rilevate sarebbero da considerare innocue. Un episodio, questo, certamente non collegato in alcun modo all’esperimento, ma sta di fatto che al momento «la sorgente non è in grado di produrre il numero di antineutrini necessario per il progetto Sox, e dunque», dicono dal laboratorio, «non è idonea per i fini scientifici dell’esperimento».
IL BRIEFING A MOSCA. Nei giorni scorsi a Mosca si è tenuta una riunione tra i rappresentanti di Sox (Short distance Oscillations with Borexino), il Commissariato francese per l’energia atomica (Cea), l’Infn e la società russa che dovrebbe fornire il materiale necessario per l’esperimento, la Pa Mayak. «Al momento», informa ancora la nota dell’Infn, «si sta lavorando per valutare una soluzione a queste difficoltà tecniche. Ciò comporterà inevitabilmente un ritardo rispetto alla programmazione dell’esperimento. Sox», ricordano gli scienziati, «è un generatore innovativo la cui realizzazione si configura come una vera sfida tecnologica».
COS’È SOX. L’avvio di Sox era previsto nel 2018. La sorgente radioattiva dell’esperimento è costituita dal Cerio 144, il cui decadimento produce gli “antineutrini”, particelle fondamentali per isolare i “neutrini sterili”, che nessuno, finora, ha mai avuto la ventura di incontrare su una lastra di laboratorio. Per questo Sox rappresenta un esperimento innovativo, perché se confermata l’esistenza dei neutrini sterili per la scienza moderna si aprirebbero frontiere ancora inesplorate.
PARLA LO SCIENZIATO. «Siamo ancora in attesa di conoscere dettagli e motivazioni», spiega Marco Pallavicini, lo scienziato responsabile dell’esperimento. «Siamo in attesa. Sicuramente ci sarà uno slittamento dei tempi del programma originario. L’unica cosa che sappiamo è che l’azienda ha delle difficoltà a produrre un’alta intensità di neutrini, quella di cui noi abbiamo bisogno. Non è abbastanza radioattiva, perché abbiamo bisogno di un flusso di un certo livello. Abbiamo chiesto una relazione scritta, e spero che la mandino nelle prossime settimane. Solo così capiremo che tipo di difficoltà stanno avendo e valuteremo».
C’È CHI DICE NO. Fin qui le ragioni della scienza, alle quali si contrappongono, e non sono da meno, quelle di chi è preoccupato per i pericoli che potrebbero derivare per l’intero eco-sistema Gran Sasso: acqua, traforo, residenti. E ora, giunge inaspettato il “pit stop”.
Sul versante degli oppositori, invece, proprio ieri mattina Augusto De Sanctis, del forum H2O, ha effettuato l’accesso agli atti relativi alla procedura, in possesso della Prefettura dell’Aquila, sui piani di emergenza dei laboratori. «Nei prossimi giorni, dopo averli esaminati», dice, «li renderemo noti. Abbiamo appreso che ci sono problemi di produzione della sorgente in Russia per cui l’Infn ha sospeso l’esperimento. Ma i problemi veri per noi restano qui in Abruzzo». Per De Sanctis, «c’è una legge che parla chiaro, ed è il Testo unico dell’ambiente, che vieta lo stoccaggio di sostanze pericolose e a maggiore ragione radioattive, vicino le captazioni d’acqua. È stato dunque un errore pianificare un esperimento che violi questa legge non derogabile. Se gli scienziati la pensano diversamente, si facciano eleggere in Parlamento e cambino la norma».
LE VERIFICHE DI LOLLI. «Noi abbiamo chiesto di sospendere per verificare con le carte, che per la verità sono arrivate in ritardo, tutte le procedure. Mentre stavamo facendo questo, è arrivata la notizia della sospensione da parte dell’Infn, vuol dire che abbiamo più tempo per le verifiche». Così il vicepresidente della Giunta regionale abruzzese, Giovanni Lolli, durante la seduta del Consiglio regionale che ieri si è occupato della faccenda. «Vogliamo l’esperimento Sox, ci mancherebbe», ha aggiunto Lolli, «ma occorre prima una procedura aggiuntiva che dia garanzie assolute di dell’acquifero del Gran Sasso, come riteniamo l’autostrada una infrastruttura fondamentale. Tutto questo sistema è stato lasciato negli anni passati in una situazione di interferenza con le falde. Noi ci stiamo lavorando, stiamo trovando soldi e ne servono davvero tanti, e la progettazione è in stato avanzato».