Spending review, gli effetti sulla Sanità: entro il 2013 via 7 mila posti letto

Ma Balduzzi assicura minori tagli alle Regioni virtuose. Critico il Pd, da oggi decreto al Senato, battaglia sugli enti di ricerca

ROMA. Un regime serrato quello che seguirà la sforbiciata sulla sanità decisa con la spending review: 7mila posti letto pubblici verranno eliminati entro il 2013. E nell’arco del prossimo triennio il risparmio sul settore sfiorerà gli 8 miliardi di euro. È lo stesso ministro Renato Balduzzi a fornire un quadro dei conti assicurando anche “quote premiali” per le Regioni virtuose e aprendo, da oggi, ad incontri con gli enti locali, furiosi per i tagli. Sull’altra grande stangata del decreto legge, quella sugli impiegati della Pubblica amministrazione, il ministro Filippo Patroni Griffi conferma i numeri degli esuberi da prepensionare, 24mila statali, ma aggiunge che «ci saranno delle compensazioni».

Intanto, il provvedimento sulla riduzione di spesa inizia oggi il suo iter al Senato con la riunione della Commissione bilancio per la scelta dei relatori e per fissare il calendario dei lavori. I partiti si preparano a presentare delle mozioni: la Lega annuncia una contromanovra, e il Pd, benché sostenga il governo Monti, intende chiedere un confronto con le Regioni sulla sanità. E mentre gli enti locali e le forze sociali restano sul piede di guerra, le misure della spending review incassano un triplo ok, con tanto di apprezzamenti, da Corte dei Conti, Bce e Ue.

Ma il sì dell’Europa alla tabella di marcia di risparmi fissata da Monti non placa le polemiche interne. Con questi tagli «il sistema non reggerà già forse nel 2012 e certamente nel 2013» avverte il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani. In stato di agitazione Federmarma che snocciola i suoi conti: con il decreto legge sono a rischio 20mila posti di lavoro nelle farmacie di tutta Italia. E per oggi annuncia una manifestazione in piazza Montecitorio. Dal canto suo Balduzzi tenta di spiegare: «Non sono tagli, ma un tentativo di riqualificare la spesa in un momento di difficoltà». E aggiunge che in tre anni ci saranno minori risorse «per un totale di 7,9 miliardi (900 milioni nel 2012, 4,3 miliardi nel 2013, 2,7 nel 2014) sommando gli effetti della spending review a quelli della manovra estiva 2011». Il ministro inoltre fa sapere che «sugli acquisti di beni e servizi non solo le quote delle Regioni non verranno toccate, ma avranno anche una quota premiale». Balduzzi, poi, non esclude di poter intervenire sul taglio lineare del 5% delle spese per l’acquisto di beni e servizi. E al presidente Errani il ministro risponde: «Da oggi sono a disposizione per modifiche e miglioramenti».

C’è anche un altro ministro che ha promesso di impegnarsi per recuperare risorse. Si tratta di Francesco Profumo, alla guida dell’Istruzione, che è intervenuto personalmente dopo la lettera-appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano inviata dall’Istituto nazionale di Fisica Nucleare (al centro della scoperta del bosone di Higgs e molto penalizzato dalla riduzione dei fondi alla ricerca). «Mi auguro che in fase di conversione del decreto ci sia un recupero dei fondi agli enti di ricerca», dice Profumo annunciando che il prossimo 12 luglio ci sarà un tavolo con le Università «per avviare una riflessione».

«Tutto l’Infn è d’accordo con la necessità di partecipare ai sacrifici imposti dalla spending review - scrive a Napolitano il presidente dell’Istituto Fernando Ferroni - ma questo provvedimento mostra una logica del tutto opposta. Si penalizza la qualità e l’eccellenza, distruggendo la nostra possibilità, come Paese, di partecipare ai grandi progetti internazionali di ricerca e di ottenerne, come nel caso del Cern di Ginevra, la leadership. Ricostruire questa posizione costata decenni di lavoro e di visione strategica potrebbe essere impossibile per il Paese nel medio-lungo periodo. Se l’Italia vuole uscire dalla crisi - conclude - la scienza non può essere un problema contabile».

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