Spuntano nuove antenne  Fanno ricorso 300 famiglie 

Al Tar sarà chiesto di bloccare l’installazione degli impianti di telefonia mobile Il comitato di cittadini: «Vogliamo un piano in grado di regolamentare il settore»

PESCARA . Trecento famiglie di Colle Innamorati contro le antenne della telefonia mobile che stanno spuntando tra via Valle Furci, dove sono in corso gli scavi per l’installazione degli impianti, e via Campo di Giove, dove i pennoni già svettano sui tetti di un palazzo bianco al civico 5.
Domani alle 15 una delegazione del Comitato “No Antenne Pescara colli” incontrerà gli amministratori a Palazzo di città. E intanto i cittadini si preparano a ricorrere al Tar per la seconda volta, dopo una causa vinta nel 2014.
Che cosa chiedono i residenti di Colli Innamorati? «Di ripensare il piano antenne, risalente a una quindicina di anni fa», spiega Fabrizio Marini, portavoce del comitato che da quattro anni si batte per l’eliminazione dei ripetitori in quel quartiere della città, «perché non è possibile essere bombardati da onde elettromagnetiche di cui non si conoscono i danni per la salute. Una antenna, e gli scavi sono in corso (come dimostrano le immagini fornite dai residenti), sarà posizionata d una cinquantina di metri da casa mia e l’onda isometrica, ho fatto calcolare, passerà a settanta centimetri dal mio tetto. Gli studi sull’elettromagnetismo sono controversi, per tale ragione siamo preoccupati per i danni alla salute, oltre all’impatto ambientale che provocheranno gli impianti disseminati a pochi metri dalle abitazioni, oppure sui tetti, come accaduto su una abitazione di via campo di Giove, senza contare la svalutazione degli immobili. Stiamo preparando una serie di ricorsi al Tar e in tutte le sedi opportune».
Una serie di concause ha spinto i residenti della zona a sollevare obiezioni. «In questo quartiere siamo circa 300 famiglie, 1500 persone più o meno, a protestare contro le installazioni del gestore che il Comune ha autorizzato. E si continua col solito giochetto di montare le stazioni radio base alla chetichella, come nel caso di via Campo di Giove, dove tutto è stato fatto in meno di 36 ore, di nascosto, senza nemmeno esporre la cartellonistica». Tutto questo, «malgrado il patto siglato anni fa con le amministrazioni che si sono avvicendate che sanciva di non intervenire sul territorio senza informare i cittadini».
La cartellonistica appare in via Valle Furci per informare la cittadinanza che il Comune ha dato il via ai lavori di «realizzazione di una stazione mobile» il 13 novembre 2017. Committente: Inwit, responsabile dei lavori Mariangela Pugliese, progettista Vincenzo Siciliano, direttore dei lavori architetto Giuseppe Moscati. «Per questa ragione, dopo aver vinto un ricorso al Tar quattro anni fa, e a seguito della ripresa dei lavori in via Valle Furci dove si scava per posizionare una antenna di circa 24 metri, i comitati riprendono la lotta. E vorremmo che a noi si unissero gli altri comitati del territorio». L’obiettivo è anche «spingere il Comune a confrontarsi con i cittadini» altrimenti gli amministratori «non si lamentino della nascita di neo-populismi, se in primis lo scollamento è determinato dagli amministratori stessi: chi rimarrebbe indifferente nell’osservare, da un giorno all’altro, l’innalzarsi di un palo della cuccagna di oltre 24 metri sopra il proprio capo»?
Prosegue Marini: «Coinvolgere la cittadinanza non solo è un dovere, ma è serve per instaurare un rapporto di reciproca fiducia. Non accettiamo il lassismo sulla creazione di un piano antenne che potrebbe regolamentare e regolarizzare la diffusione selvaggia e incontrollata degli impianti sul territorio cittadino. Nel nostro quartiere abbiamo già troppi problemi: immigrati che arrivano ogni giorno da ogni dove, marciapiedi inesistenti, così come le fermate d’autobus distanti un km l’una dall’altra, senza dimenticare che quando nevica rimaniamo isolati. Ultimamente, infine, siamo assediati da volpi e cinghiali. Ai politici ricordiamo», conclude il portavoce del comitato No antenne Colli, «che il territorio appartiene ai cittadini che lo vivono, loro non devono fare altro che amministrarlo correttamente».
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