Stamina, confermato il sequestro di cellule e apparecchiature a Brescia

Decisione del giudice di Torino contro la terapia di Vannoni Amareggiati i parenti i dei malati, coinvolta anche la piccola Noemi di Guardiagrele

TORINO. «Siamo profondamente amareggiati e indignati, ma andiamo avanti e presenteremo una nuova istanza al tribunale del Riesame. Questo è probabilmente l'inizio di una guerra legale che durerà anni e di cui forse i nostri figli non vedranno la fine, ma sarà la nostra missione». Così i genitori di una bimba bimba romana affetta dal morbo di Tay- Sachs e a cui sono state praticate delle infusioni secondo il metodo Stamina, commentano la notizia della conferma del sequestro delle cellule prelevate a Brescia. Con loro sono tutte le coppie che hanno deciso di seguire la terapia di Davide Vannoni, compresi i genitori della piccola Noemi di Guardiagrele. Il Gup di Torino, Giorgio Potito ha deciso che le cellule dei pazienti e le apparecchiature da utilizzare per la terapia restano sotto sequestro, agli Spedali Civili di Brescia. Un provvedimento che, di fatto, conferma quello emesso alla fine di agosto da un suo collega del tribunale di Torino.

La successione delle pronunce da parte dei giudici è dovuta a una intricata questione di procedura ma, in ogni caso, conforta l'opinione del pubblico ministero Raffaele Guariniello: gli esperimenti sui pazienti con il metodo Stamina vanno bloccati e a maggior ragione se vengono effettuati in un ospedale pubblico. Vannoni, che a novembre dovrà affrontare una richiesta di rinvio a giudizio per associazione per delinquere finalizzata alla truffa, e che in questi giorni sta sostenendo a Torino un processo in cui è accusato di tentata truffa alla Regione Piemonte, non demorde: «Il sequestro è illegittimo e i pazienti faranno sicuramente ricorso in Cassazione. Spero solo che i tempi siano brevi, tenendo conto dei bambini in attesa».

Guariniello aveva proposto al tribunale di Torino di mettere i sigilli a Stamina per evitare che venisse portata avanti una terapia inutile e potenzialmente nociva.

La «cura Vannoni» era stata autorizzata da non meno di 160 giudici di varie località italiane che avevano accolto le richieste delle famiglie dei malati. Ma era anche stata bocciata da altri 176 magistrati. Uno dei quali, un torinese, si era spinto a scrivere che si trattava di «ciarlataneria». Vannoni sostiene che il sequestro «sospende una legge dello Stato, la legge Balduzzi, che autorizzava la continuazione delle terapie come cure compassionevoli per chi le avesse già iniziate». «Per l'ennesima volta - dice - viene scardinato il protocollo

Stamina che prevede un'infusione ogni 30-40 giorni. I pazienti in trattamento a Brescia prima del blocco erano una trentina. Gli ultimi sottoposti a infusione stanno bene. Mentre venti persone in lista d'attesa sono morte». Il metodo Stamina aveva trovato una casa a Brescia dopo anni di attività portata avanti «in proprio» da Vannoni e dai suoi collaboratori (molti dei quali ora indagati insieme a lui). Qualche giorno fa uno dei suoi pazienti, un maestro di danza classica malato di psoriasi, ha testimoniato a Torino, al processo in cui Vannoni risponde di tentata truffa. Sottoposto al trattamento prima a San Marino e poi a Trieste, ha detto che la cura non gli servì praticamente a nulla: «E a momenti - ha aggiunto - ci lasciavo le penne». La difesa ha eccepito che, prima dell'apertura delle indagini, l'uomo diceva il contrario.