Strage di Rigopiano, la commissione valanghe cancellata da 12 anni

Scattano i sequestri a Farindola: nei verbali gli allarmi sottovalutati

PESCARA. Una commissione comunale sulle valanghe che, a Farindola, non si riunisce più almeno da 12 anni. La commissione è stata cancellata dal 2005. Eppure, tra il 1999 e il 2005, nel territorio del paese si contano tre slavine, tutte a poca distanza dall’Hotel Rigopiano. L’inchiesta sulla valanga che, il 18 gennaio scorso, ha distrutto il resort provocando una strage da 25 morti, è arrivata a una svolta: ieri, gli investigatori hanno sequestrato i verbali della commissione e, in quelle carte, avrebbero scoperto novità considerate inquietanti. Probabilmente, allarmi sottovalutati. E a confermarlo, indirettamente, è il procuratore capo Cristina Tedeschini: «Abbiamo acquisito documenti molto rilevanti. I miei investigatori sono bravi e anche le testimonianze raccolte finora sono molto utili».

Tre fronti. Il nuovo sviluppo si innesta sui tre fronti dell’inchiesta: la storia dell’albergo a partire dai primi permessi di costruzione rilasciati nel 1967 fino all’ampliamento del 2007 con la realizzazione del centro benessere e di altri due edifici in legno; l’allerta valanghe ignorato nonostante il pericolo crescente dal 16 gennaio fino al picco del 18 con un indice 4 su una scala massima di 5; l’albergo isolato con la strada per Rigopiano bloccata da un muro di neve e senza lo straccio di una turbina.

Ore di paura. La Tedeschini ricostruisce le ore precedenti alla valanga. La mail, sequestrata, spedita dal direttore dell’albergo Bruno Di Tommaso il giorno della tragedia, verso le 13, a Provincia di Pescara e Regione Abruzzo racconta di «clienti terrorizzati» a causa della neve e del terremoto ma costretti a rimanere prigionieri nell’hotel. Le dichiarazioni dei superstiti scampati alla tragedia aggiungono, poi, l’ansia di chi si sente in trappola. «La situazione complessiva, percepita dagli ospiti dell’hotel il 18 gennaio, era sicuramente di criticità, sia in mattinata dopo la prima scossa di terremoto sia, soprattutto, nel pomeriggio», dice il procuratore. I clienti avrebbero voluto andare via ma si sono trovati davanti un muro di neve che nessuno ha rimosso: «C’era una diffusa determinazione di lasciare l’albergo. E anche nella giornata precedente», prosegue Tedeschini, «erano state segnalate altre criticità dal gestore dell’hotel. Tanto che lui era andato via proprio per cercare una soluzione a problemi come la mancanza di gasolio e di viabilità».

Senza indagati. La Tedeschini conferma che l’inchiesta per omicidio plurimo colposo e per disastro colposo è ancora senza indagati. E per l’iscrizione dei primi possibili responsabili ci vorrà tempo: «Le iscrizioni avverranno quando il quadro sarà chiarito».

Autopsie. Sulle autopsie, eseguiti dai medici legali Ildo Polidoro e Cristian D’Ovidio, Tedeschini dice: «I risultati dei primi 6 accertamenti autoptici che sono stati acquisti dimostrano dinamiche di decesso diverse l’una dall’altra. In alcuni casi, ci sono state morti immediate per schiacciamento, in altri casi ci sono stati decessi meno immediati con concorrenza di cause: schiacciamento, ipotermia e asfissia. Non ci sono casi in cui la causa esclusiva è l’ipotermia».

Allarme valanga. Sull’allarme valanga che a Farindola non è mai arrivato, Tedeschini sottolinea che la caccia alle responsabilità è aperta: «I bollettini Meteomont sono stati regolarmente redatti, trasmessi e ricevuti dai destinatari istituzionali. Questo è un fatto certo». E tra i destinatari ufficiali c’è la prefettura.

Telefonate. Il quadro è quasi chiuso sulle prime telefonate concitate: «Le telefonate registrate sono state acquisite, io e il pm Andrea Papalia le abbiamo ascoltate e mi sembra evidente che ci siano state forti incomprensioni relative alle richieste di aiuto lanciate da Giampiero Parete e Quintino Marcella il 18 gennaio». Ieri, la squadra mobile ha ascoltato come testimone la funzionaria della prefettura Ida De Cesaris. Due giorni fa gli agenti hanno ascoltato Daniela Acquaviva, la dirigente che materialmente ha risposto alla prima telefonata di Marcella.

Soccorsi in ritardo. I soccorsi sono partiti con oltre un’ora di ritardo, quasi due. Dalla ricostruzione emerge che solo alle 19,01 di mercoledì scorso, la macchina dei soccorsi si è resa conto dell’incidente grave a Rigopiano. Lo si evince dai tabulati telefonici e dalle testimonianze. Infatti a quell’ora Parete è riuscito a parlare per la seconda volta con il 118, dopo la prima telefonata delle 17,08.

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