Strassil: non ho mai favorito Toto a Penne

L’ingegnere si difende per tre ore davanti al gip: sulla Mare-Monti condotta trasparente

PESCARA. Per oltre tre ore si è difeso, ha spiegato, ha tirato fuori le carte Carlo Strassil, l’ingegnere romano, consulente per la ricostruzione a L’Aquila, arrestato lunedì scorso nell’ambito dell’inchiesta sulla strada Mare-Monti. Ha negato tutte le accuse, ha parlato di equivoci e di una lettura sbagliata degli aspetti tecnici, a partire dalla super-parcella da 2,2 milioni di euro.

Non solo: «Le intercettazioni sono state lette in modo distorto» ha detto al termine dell’interrogatorio di garanzia l’avvocato Andrea Melucco, che assieme al collega Francesco Gianzi ha assistito Strassil di fronte al gip Luca De Ninis, nel corso di un interrogatorio lunghissimo a cui ha preso parte, prima di lasciare l’aula per andare in udienza, il pm Gennaro Varone. Non solo: anche i riferimenti alla «luce sinistra» che la vicenda getterebbe sugli incarichi aquilani di Strassil (chiamato a occuparsi del controllo e della certificazione dell’abitabilità degli edifici scolastici) secondo i difensori «sono cenni assolutamente impropri a cose che non hanno nulla a che vedere e che servono a colorare la misura cautelare, a dimostrazione che si mettono insieme tante cose diverse» e che «quando si avranno ulteriori elementi, saranno chiarite dallo stesso Strassil».

L’ingegnere, che i suoi difensori definiscono un uomo prostrato dall’arresto, ha definito la propria condotta «trasparente» e ha negato quello che è l’assunto dell’accusa: di avere cioé stravolto l’appalto della strada-fantasma a vantaggio della Toto spa, che avrebbe redatto direttamente atti pubblici e progetto. Per questa attività, si sarebbe autoliquidato il maxi-compenso, versato dall’Anas. Strassil avrebbe ricevuto anche un altro vantaggio, secondo l’accusa: attraverso una società-schermo, la Ics, avrebbe ricevuto da Toto l’incarico di redigere un progetto costruttivo per l’importo di 300 mila euro, che l’accusa definisce «una remunerazione illecita».

L’ingegnere, consulente del commissario straordinario Valeria Olivieri per la Mare-Monti, infatti, secondo il gip «non avrebbe dovuto intrattenere rapporti con l’impresa». Ma Strassil, davanti al giudice De Ninis, ha negato tutto: «L’ingegnere ha svolto la sua attività di progettista, in quest’opera complessa, in termini trasparenti e leciti» hanno ribadito i legali, annunciando a breve ulteriori precisazioni e la presentazione di alcune memorie. Quanto all’«incredibile» compenso da 2.245.000 euro, secondo l’avvocato Melucco «si tratta di un clamoroso equivoco della normativa, che sarà chiarito in termini lineari e semplici: vi sono gravi lacune nella valutazione tecnica della vicenda».

Non solo: anche l’ipotesi che Strassil stesse per allontanarsi dall’Italia per un lungo periodo, come riportato nel capitolo dell’ordinanza sulla necessità della misura cautelare, andrebbe ricondotto «non al pericolo di fuga, ma a viaggi già programmati da tempo». «Se tutti i chiarimenti richiesti fossero stati chiesti a tempo debito, saremmo stati in grado di darli meglio e in modo più preciso», ha sottolineato l’avvocato: Strassil infatti non aveva ricevuto avvisi di garanzia né era stato ascoltato come teste. «Del resto, se il pm aveva chiesto l’arresto il 9 ottobre e il gip l’ha concesso solo lo scorso 17 aprile, evidentemente anche il gip aveva qualche perplessità». I legali si preparano adesso a presentare istanza di revoca o sostituzione della misura cautelare. Oltre al professionista, accusato di corruzione, nell’inchiesta sono indagate altre 11 persone, tra le quali gli imprenditori Carlo, Alfonso e Paolo Toto, l’ex sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso e l’ex provveditore alle Opere pubbliche della Toscana Fabio De Santis. (m.r.t.)

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