SULLA SALUTE CI SI GIOCA LA FACCIA

Luciano D’Alfonso sta girando in lungo e in largo l’Abruzzo per incontrare le migliaia di medici e paramedici che lavorano nelle strutture pubbliche della regione. E’ giusto che lo faccia. Venerdì all’Aquila ha preso nota delle inevitabili lagnanze sulle carenze dei reparti ospedalieri, rappresentate con notevole grinta soprattutto dalle dottoresse.

Adesso però il tempo delle parole e dell’ascolto sta per finire, ci sono scadenze davanti alla quale la nuova amministrazione regionale deve cominciare a produrre fatti. La prima riguarda ovviamente il ticket sulla riabilitazione, balzello odioso perché a carico di famiglie con pazienti già in seria difficoltà. In teoria si sarebbe dovuto pagare con l’inizio di ottobre, ma la Regione sostiene di avere trovato i quattrini per girare ai comuni i fondi che non può più trasferire direttamente ai malati. L’importante è che il meccanismo sia chiaro e non diventi un pasticcio, avendo i mille municipi d’Abruzzo non come controparte, ma come alleati anche nello scovare i furbetti che, purtroppo, si annidano anche dietro questi rimborsi.

L’altro punto, fondamentale, riguarda le liste d’attesa per esami diagnostici e prestazioni ambulatoriali. Ho ancora negli occhi gli enormi cartelloni con cui, in campagna elettorale, il futuro presidente tappezzò città e paesi. C’era scritto (vado a memoria): “Mai più file negli ospedali”, una promessa molto impegnativa.

Per onorarla occorre sconfiggere due mali che affliggono tutta la sanità italiana: inappropriatezza e inefficienza. La seconda parola sappiamo tutti che cosa significa e viene lamentata ogni giorno sulle nostre pagine, da medici e pazienti. La prima riguarda invece l’enorme massa di esami inutili che intasa gli ambulatori, anche a causa di una cattiva informazione ai pazienti e di una certa faciloneria di parte della classe medica. Una scommessa enorme, nella quale anche noi come giornale siamo disposti a impegnarci per far conoscere linee-guida corrette. Ma è soprattutto D’Alfonso a giocarsi la faccia. Vedremo. Per ora, buona domenica a tutti.