«Sulle tangenti è Del Turco a mentire»

Angelini in aula conferma: ho pagato lui e l’ex manager della Asl Conga. L’ex presidente mi ha portato al crac

PESCARA. «Confermo di aver dato soldi a Ottaviano Del Turco e gli incontri sono avvenuti soprattutto a Collelongo». «Senta dottore, mi dia un chiarimento», domanda il presidente del collegio Carmelo De Santis a Vincenzo Angelini che sta deponendo. «Del Turco ha raccontato in aula che lei è stato a Collelongo non più di 4 volte e senza soldi, come lo giustifica?». E Angelini: «Potrei dire, come fa lui, che dice il falso. Avete acquisito sette, otto ricevute dei telepass della mia macchina e sono già una prova che Del Turco mente».

Angelini: è Del Turco a mentire.Chi mente tra Del Turco e Angelini? E’ ripreso il processo sanità che ruota attorno a 15 milioni di tangenti che l’ex titolare di Villa Pini, imputato insieme a Del Turco e ad altre 23 persone, avrebbe dispensato a politici di ambedue gli schieramenti. E’ stato il presidente, alla fine dell’interrogatorio di 3 ore di Angelini, a tentare di dirimere la matassa, a riferire ad Angelini la parola di Del Turco rinviata in maniera netta al mittente dall’ex titolare di Villa Pini. Quando Del Turco è stato ascoltato su quelle presunte tangenti portate a Collelongo ha detto che «Angelini si è inventato tutto» e, ieri, l’imprenditore gli ha fatto eco: «E’ lui a mentire, d’altronde Del Turco è un bugiardo patologico». Quasi un anno dopo da quando Angelini depose in veste di concusso alla presenza del suo antagonista, il grande accusatore è tornato ieri a sedersi al banco dei testimoni ma, stavolta, in veste di imputato: accusato di associazione per delinquere, abuso, truffa ai danni della Regione e rispondendo alle domande del pm Giuseppe Bellelli e del suo avvocato Sergio Menna.

«L’altra metà della sfera, quella buia». La gestione «disinvolta dei direttori delle Asl», Del Turco «accoppatore e spappolatore», la prima cartolarizzazione, il rapporto con Luigi Pierangeli e i «241 milioni di euro che Villa Pini avanzava dalla Regione»: così Angelini ha respinto le accuse, ricostruendo la sua versione, quella che l’imprenditore ha definito come «una sfera illuminata sopra e buia sotto, ma se non si fa luce sulla seconda parte questo processo non si capisce».

«La scala regale della Regione». Per Angelini la zona d’ombra nascerebbe dal rapporto con le Asl: «Del Turco ha imposto alle Asl di non pagare Villa Pini fino alla fine delle ispezioni che sono state lunghe e hanno portato all’asfissia, al crac totale di Villa Pini», ha detto. «La Asl di Chieti», quella che all’epoca era diretta da Luigi Conga, altro imputato, «aveva un’assoluta libertà di comportamento. Era la Asl, nel rapporto con la Regione, che decideva quando e quanto pagare. Com’era stabilito il tetto dalla Regione? Ad capocchiam», ha detto Angelini scatenando l’ilarità nell’aula come quando, dopo essersi esibito in una lezione di sanità – «mi permetta presidente, so che sa tutto, ma mi permetta» – si è avventurato nella «scala di regalità della Regione». «Quando i rappresentanti della Deutsche bank mi hanno chiesto chi contava, ho risposto in ordine di crescente regalità: Giancarlo Masciarelli, il ciambellano, Lamberto Quarta, il primo ministro, e Del Turco il re».

«A Conga 100 mila euro al mese». Torna, poi, alla Asl di Chieti, l’ex titolare di Villa Pini e, sui ritardi dei pagamenti nel quinquennio 2000-2005, spiega: «A un certo punto Conga mi disse “o mi dai i soldi o non pago”: gli ho dato 100 mila euro al mese e i pagamenti sono diventati regolari». L’ex presidente della Regione non c’era ieri in aula quando il suo nome è stato ripetuto tante volte da Angelini.

«Il problema di Del Turco». «La Regione», ha detto, «ha commesso vari abusi nei miei confronti tra cui dire alle Asl di non pagarmi fino al 2008 quando mi ha stremato e ha fatto il piano di rientro. Se l’avesse fatto prima», ha proseguito, «Villa Pini avrebbe dovuto ridurre di due terzi i dipendenti: ma questo avrebbe prodotto a Del Turco un problema politico enorme mentre avrebbe potuto far riprendere fiato a Villa Pini». I rapporti con Pierangeli? «Erano dei peggiori», ha risposto Angelini, «dal 2000 Pierangeli fa esposti contro di me sempre con gli stessi argomenti perché il suo fine era di essere l’unico privato».

«Io sono fuori gioco». «Gianluca Zelli (anche lui imputato, ndr) è stato il vero dominus di Villa Pini e mi sono affidato a lui per disperazione», ha detto Angelini. Ancora il presidente: «Lei dice di aver pagato 6 milioni di mazzette ma come spiega», ha domandato De Santis, «l’enorme divario di crediti di oltre 200 milioni illustrati dal curatore?». «Perché Villa Pini avanzava dalla Regione 241 milioni di euro», ha risposto Angelini che, poi, sull’accusa di riciclaggio che pende su Zelli con i soldi derivanti dalla presunta truffa, ha replicato: «Presidente, perché avrei dovuto imboscare non 100, non 50 ma anche 10 milioni di euro e stare qui o a Chieti a farmi macellare? Non ho vite di ricambio, sto qui per difendere i miei figli. Io sono fuorigioco». Il processo torna oggi con l’esame di Zelli e di Conga.

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