TESORI D'ABRUZZO

Tartufi, così la regione si scopre più ricca 

Raccolti 200 quintali l’anno. Per il “bianco” l’area più vasta d’Italia. Quanto vale il mercato

L’AQUILA. La Regione stima che ogni anno la terra d’Abruzzo dona 200 quintali di tartufo. Ma è senza alcun dubbio un numero sottovalutato a causa del dilagante abusivismo nel settore. Proprio i numeri, però, danno le dimensioni di un fenomeno in sorprendente crescita, che rappresenta una risorsa e un valore aggiunto. Tanto che l’Abruzzo guadagna posizioni sui mercati nazionali.
SETTEMILA CAVATORI. Da due anni esiste il logo “Tartufo d’Abruzzo. Sono 3.089 i tesserini rilasciati dall’istituzione della legge regionale 66 del 2012 (1.502 in provincia dell’Aquila, 738 nel Chietino, 355 in provincia di Pescara e 484 nel Teramano). A questi vanno aggiunti gli oltre 4mila stimati prima dell’entrata in vigore della legge 66/2012 che faceva riferimento alla legge quadro 752 del 1985 ancora in vigore e in via di revisione. Le associazioni dei tartufai riconosciute dalla Regione sono 13. E, ancora. Il 35,1% del territorio ha le caratteristiche idonee per il tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum) che cresce per il 70% in una fascia altimetrica fra i 700 e i mille metri. Mentre il tartufo bianco (Tuber magnatum) è presente spontaneamente su una superficie pari al 27% (l’80% fra i 500 e i 900 metri d’altitudine). In Abruzzo si contano 28 qualità di tartufo, alcune poco pregiate.

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DOVE CERCARE. Le tartufaie spontanee di tartufo bianco sono presenti principalmente in provincia di Chieti, dove i bacini idrografici del Sangro e del Trigno, in parte condivisi col Molise, rappresentano senza dubbio la più vasta area produttiva italiana. Buona anche la presenza nella provincia dell’Aquila, fondamentalmente lungo il fiume Liri ed in qualche piccola area della Marsica. Anche le colline teramane, dal fiume Fino al Tronto, sono interessate alla produzione di Tuber magnatum, mentre scarsamente interessata è la provincia di Pescara. Situazione completamente diversa per quel che riguarda il tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum) la cui presenza spontanea è concentrata nell’Aquilano, nella Valle Peligna e nella Marsica, con sporadiche presenze nel Teramano e sulle pendici orientali della Maiella. Sempre per quanto riguarda il tartufo bianco, la “Carta della vocazionalità tartuficola della regione”, elaborata dall’Arssa e curata da Gabriele De Laurentiis e Domenicangelo Spinelli, ha censito 435 tartufaie naturali (87 L’Aquila, 176 Chieti, 65 Pescara, 107 Teramo). Le tartufaie di nero pregiato, invece, sono 226 (191 L’Aquila, 18 Chieti, 4 Pescara, 13 Teramo).
COLTIVAZIONI IN AUMENTO. Negli ultimi 15 anni, poi, si è verificato un notevole incremento di impianti tartufigeni in seguito delle ottime prospettive di mercato del prodotto e di una acquisita consapevolezza della potenzialità produttiva. Solo dal 1986 al 2008 sono state realizzate 129 tartufaie e hanno aperto 83 aziende (il 39% in provincia dell’Aquila, il 34% nel Teramano).

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CAMBIA LA LEGGE. La Regione ha approvato una serie di modifiche alla legge che disciplina il settore. La novità più importante riguarda l’istituzione di una fiera promozionale del tartufo abruzzese, sul modello di quelle più importanti che si svolgono in Piemonte, Umbria e Toscana. Altra innovazione riguarda un programma annuale di finanziamento per promuovere e sostenere il settore. E uno degli obiettivi è fermare l’esportazione di questo prodotto in altre regioni. Perché ancora troppo tartufo d’Abruzzo finisce in Umbria o Piemonte e viene commercializzato con marchi di altri territori.
«ATTENZIONE CRESCENTE». «L’Abruzzo è tra le regioni italiane più importanti per produzione di tartufo», sottolinea il consigliere regionale Lorenzo Berardinetti, fautore della modifica legislativa, «gli effetti sull’economia sono rilevanti e tali da giustificare una crescente attenzione da parte di cavatori, commercianti o ristoratori pronti ad offrire ai propri clienti un prodotto di elevata qualità. Il tartufo abruzzese è ancora poco valorizzato ma rappresenta una vera e propria risorsa in termini di sviluppo economico e turistico. Indicativamente il tartufo commercializzato in Abruzzo, dai venditori professionali, ammonta a diversi milioni di euro l’anno. Il dato della produzione dichiarata alla Regione è parecchio sottostimato a causa di diversi fattori a cui si aggiunge che la stragrande maggioranza del nostro prodotto viene venduto fuori dai confini regionali».
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