Pescara

«Tasse e affitto salato» Anche Tom cede alla crisi

Il negozio d’abbigliamento di via Nicola Fabrizi chiude i battenti per le troppe spese La titolare: abbandonati dal Comune, così è impossibile andare avanti

PESCARA. Ci hanno rimuginato per due anni abbondanti. Hanno tentennato fino all’ultimo momento pur di riuscire a trovare una scappatoia per far fronte al caro affitti e ai clienti sempre meno propensi a spendere nell’abbigliamento di alta qualità.

Ma quando il sacrificio quotidiano è andato a infrangersi contro l’ultima impennata dei costi di gestione, l’azienda Peuterey non ha avuto altra scelta che sventolare bandiera bianca. Tom, l’imponente punto vendita di 180 metri quadri in via Nicola Fabrizi, abbassa le saracinesche. La Pescara dello shopping e del passeggio si sta mano a mano trasformando in un cimitero di negozi con le luci spente e le inferriate in vista. Dopo l’annuncio di chiusura della boutique-gioiello Santomo in corso Umberto, con i suoi grandi marchi della moda da Prada a Dior (resta comunque in piazza Rinascita il suo "Kids&Tinz"), ventiquattr’ore dopo compare sulle vetrine di Tom la scritta rossa “Liquidazione totale per chiusura attività”. A confermare l’ennesimo colpo al commercio pescarese è la titolare Ida D’Eramo.

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«Non ci sono più le condizioni per continuare», taglia corto la responsabile del punto vendita inaugurato nel 2006, «le spese sono troppo alte: 5.000 euro al mese di affitto, tre stipendi da pagare più le tasse municipali. A tutto questo si aggiunge un centro cittadino che sta morendo a causa di scelte politiche che favoriscono i centri commerciali e la crisi che non accenna a placarsi».

Da ieri mattina nel negozio Tom, al civico 143 in via Fabrizi, è cominciata una vendita promozionale senza precedenti: dal 40 al 60 per cento di sconto su tutta la merce della collezione autunno-inverno. Una calamita per chi è a caccia di affari. «Abbiamo registrato il pienone», ammette D’Eramo, «già con i saldi al 30 per cento i clienti hanno iniziato ad affacciarsi. Adesso, con il 60 per cento di sconto, c'è la corsa ad accaparrarsi gli ultimi pezzi di magazzino».

E’ un’ulteriore prova dei tempi che cambiano. «La gente», spiega la socia dell’azienda Peuterey, «non può più permettersi di comprare a certi prezzi. L’abbigliamento è il primo settore ad aver risentito della crisi. Eppure gli affitti non si abbassano, le tasse continuano ad aumentare e le spese si accumulano. Nel 2012 abbiamo pensato per la prima volta di chiudere: siamo riusciti a evitarlo per un po’, ma adesso non possiamo fare diversamente».

La scelta non è stata presa a cuor leggero. Quello che colpisce è il carico di amarezza: «Siamo stati abbandonati dall’amministrazione», dice la donna, «anche a Natale per mettere qualche lucina ci siamo dovuti organizzare da soli. Non ci sono iniziative per questa parte della città, mancano i parcheggi, prima mettono le isole pedonali e poi le tolgono. E questo crea solo disorientamento. Noi privati non possiamo permetterci di stare aperti 24 ore su 24, festivi compresi, come i centri commerciali. Ci hanno tagliato le gambe e uno dopo l’altro stiamo chiudendo».

«Il centro», conclude, «dovrebbe essere l’agorà della città e invece oggi pullula solo di franchising. Gli unici che restano in vita sono i bar e le pizzerie al taglio. Per tutti gli altri non c’è futuro. I giovani? Il mio consiglio è andare via dall’Italia, perché questo Paese non offre nulla».

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