Tercas verso Caripe La trattativa si gioca sul prezzo

Il giudizio di politica e imprese «È importante che venga valorizzato il territorio»

PESCARA. Si giocherà sul prezzo la partita tra Tercas e Banco Popolare per l’acquisizione della Caripe (si parla di 200 milioni). Per il resto, stando alle fonti interne alle due banche non c’è nulla: non c’è studio di fattibilità in Bankitalia non c’è informazione alla Consob, nulla. Ma è inevitabile che ai rumors su una società quotata in Borsa si risponda così. Se trattativa c’è tra Tercas e Caripe, o meglio, tra Tercas e Banco Popolare, il grande istituto nato nel 2007 dalla fusione tra Banco Popolare di Verona e Novara e Banca Popolare Italiana, bisognerà aspettare i passi ufficiali dei due istituti. In particolare la presentazione del bilancio condolidato del Banco Popolare il 30 marzo dove potrebbe uscire l’eventuale prezzo di vendita di Caripe, e il piano industriale che Tercas si appresta a presentare entro il 15 marzo, dove potrebbero leggersi informazioni più chiare sulle strategie della banca guidata dal presidente Lino Nisii.

Altrimenti nulla. Le “informazioni privilegiate” che riguardano le società quotate in Borsa hanno un rigido codice di regolamentazione, visto che fughe di notizie possono influenzare l’andamento del mercato. Si sa che Banco Popolare ha in animo di cedere alcuni “asset non core”, i rami d’azienda non strategici, per rafforzarsi patrimonialmente, ma oggi nessuno può confermare ufficialmente se tra questi c’è Caripe. Che comunque avrebbe altri acquirenti in lista, come Deutsche Bank, CreditAgricole, Barclays.

In Abruzzo e soprattutto a Pescara c’è attesa per l’esito della trattativa, che comunque avrà un riflesso importante sul territorio. «Anche in occasione di questa crisi», dice Enzo Giammarino, direttore regionale di Confesercenti, «abbiamo visto che le banche con un forte radicamento locale sono quelle disposte ad assumersi i rischi perché riescono a valutare meglio l’imprenditore come persona. E dunque se questa fosse un’operazione con una forte caratterizzazione territoriale non mi dispacerebbe, perché qui il capitale abruzzese reciterebbe un ruolo importante». Per il direttore di Confesercenti, infatti, la fase delle fusioni delle banche in grandi gruppi nazionali ha fatto bene soprattutto alle regioni forti, «mentre quelle come l’Abruzzo che hanno un peso speficifico più basso diventano centri di raccolta per investimenti che si fanno altrove».

Per Ricardo Chiavaroli consigliere regionale del Pdl, pescarese, «l’importante è che il capitale resti sul territorio. Per il resto non mi interessano i discorsi campanilistici, anche se immagino che se il processo di fusione andrà in porto ci vorranno interconnessioni tra pescaresi e teramani in termini di sportelli e di dirigenza. Vedo comunque delle opportunità. Per esempio sulla questione dell’aeroporto di Pescara una forte banca locale potrebbe lavorare bene con la Camera di Commercio per il rilancio della struttura.

Per l’assessore regionale Alfredo Castiglione (Pdl) anche lui pescarese se deve essere fusione che fusione sia purché «le risorse finanziarie e creditizie restino nella nostra regione». Quello che Castiglione scongiurerebbe è la cancellazione del marchio “Caripe”, «questo problema dovrebbe rientrare nella trattativa», sottolinea l’assessore.
Luigi Di Giosaffatte, direttore di Confindustria Pescara mette le mani avanti: «Di annunci ne abbiamo sentiti già tanti, ma di progetti neanche uno. Non si può lanciare un’acquisizione senza un progetto, vorrei dunque capire che idee ci sono dietro, altgrimenti succede come per l’aeroporto di Pescara».

Di Giosaffatte conviene però che un istituto bancario abruzzese avrebbe una buona ricaduta sul tessuto produttivo, «perché il sistema delle piccole banche locali, dopo quello che è accaduto da settembre 2008, ha dimostrato di avere retto di più perché chi conosce il territorio conosce bene i propri clienti. E’ poi ovvio che se non ci sono le grandi aggregazioni certi progetti non li puoi portare avanti».

Dal segretario regionale della Cisl bancari Claudio Bellini arriva un commento cauto ma per nulla preoccupato. «Questa operazione non dovrebbe comportare sovrapposizione di sportelli e dunque esubero di personale. D’altra parte il personale Caripe è abbondantentemente ridimensionato rispetto agli sportelli».