Terme, avvio a mezzo servizio Caramanico prova a ripartire  

Al primo giorno di apertura, 300 ingressi per le cure tra sale deserte, personale e orari ridotti  Albergatori e commercianti: siamo soddisfatti, ora puntiamo al turismo naturalistico e agli eventi 

CARAMANICO. Terme di Caramanico, 300 accessi ieri per prenotare le cure al primo giorno di riapertura, dopo mesi di chiusura dell’impianto che si è riattivato con il personale ridotto a 50 unità contro i 193 dello scorso anno. E con orari di attività dimezzati, dalle 8 alle 13, anziché tutta la giornata.
È stata una partenza a mezzo servizio, con alberghi semivuoti e negozi in attesa di clienti. Un solo autobus, un camper e una decina di vetture occupavano il parcheggio “La Vallocchia”.
Partenza «migliore dello scorso anno» è, invece, l’opinione di Franco Masci, patron delle Terme di Caramanico, il quale precisa che «non c’è nessun rallentamento», il rilancio termale di Caramanico è «rinviato ad agosto settembre e ottobre, i mesi nei quali tradizionalmente si concentrano gli arrivi» nella località dove ci sono «le acque seconde in Europa per qualità», si fanno coraggio operatori, imprenditori e commercianti, tra le vie deserte del paese.
L’imperativo dell’indotto è: «rialzarsi», dopo «6 mesi di attese senza stipendio». Dunque, si parlerà di piani di rientro e futuro occupazionale durante un tavolo di crisi convocato dall’assessore regionale alle Attività Produttive Mauro Febbo per domani, alle ore 15.30, nella sede di via Passolanciano a Pescara. All’incontro parteciperanno anche maestranze e sindacati.
Lo stop dell’impianto termale, conseguenza del braccio di ferro tra società concessionaria (che chiede ulteriori fondi per ampliare l’offerta dei servizi) e Regione (a cui viene chiesto di allentare i cordoni della borsa per consentire un rilancio a tutto campo della struttura) ha imposto una riflessione agli operatori turistici per pianificare nuove ripartenze e rilanci di immagine del settore alberghiero e ricettivo del suggestivo borgo ai piedi della Majella. «Le terme», è il pensiero unanime di albergatori e commercianti «sono sempre state il nostro traino, ma i tempi sono cambiati, dopo la crisi. Oggi non bastano più a far decollare un settore allo stremo, punteremo sul turismo green, le escursioni, sugli eventi, per portare giovani a Caramanico che deve scrollarsi di dosso la nomea di “paese per vecchi” e su progetti per famiglie e bambini». Intanto ieri, la ripartenza è stata a rilento. Un po’ di intasamento nelle prime ore del mattino all’ufficio accettazione, poi poca gente in giro e utenti costretti a rinviare a oggi aerosol e insufflazioni perché alle 13 le porte delle terme si sono richiuse. Di fronte ai cancelli di via Torre Alta, si trova lo storico (alcuni ambienti datati 100 anni) hotel Cercone guidato da Eriberto Carestia che un po’ filosofeggia sui momenti bui: «Bisogna toccare il fondo per rialzarsi». Poi si lancia: «Sono ottimista, Caramanico ce la farà. Oggi abbiamo fatto 50 coperti a pranzo. Dobbiamo solo riprogrammare il futuro con anticipo, lavoriamo molto con i giovani e con clienti pugliesi, romani, marchigiani e pescaresi». Attirati anche dalla cucina (chef Pierluigi Cialone, maitre Guido D’Angelo, collaboratori Valentina Faccia, e Mateusz Gerguszewicz) del ristorante “A casa di Eriberto” dove un pranzo a base di prodotti tipici costa dai 13 ai 15 euro. Nella Spa benessere, Concetta Di Giacomandrea di Popoli (ex dipendente terme) insegna la biodanza. Resta chiuso La Reserve, ma è operativo l’hotel Terme Majella, dove un cliente di Chieti, lamenta un conto salato: 3 piatti di pasta, 40 euro.
Ha le idee chiare Francesco Di Domizio, titolare dell’hotel Pescofalcone, in via Roma, gestore del centro polisportivo Santelena: «Finalmente ripartiamo, ora siamo in pochi, ma a settembre arriveranno i tedeschi. Però le terme non bastano più. La crisi e questo stop ci costringono a progetti alternativi per rilanciarci. Siamo all’anno zero. Punteremo sul turismo naturalistico e sportivo, ai cavalli, ai safari in quod, alle feste in piscina». Con lui, Massimo Di Michele, 65 anni, in pensione dopo 47 da impiegato delle terme: «Negli anni 80, quelli d’oro per l’indotto, sono stati costruiti 200 appartamenti per ospitare le folle, 30mila arrivi all’epoca, gli stranieri si contendevano pure gli scantinati». Lucia Gismundi, commerciante, ha una da affittare e due negozi di oggettistica: «È stata dura, oggi non c’è l’assalto che ci aspettavano, speriamo di non aver perso per sempre i clienti. Regione e Comune lavorino in sinergia per ripartire l’anno venturo».
La pioggerellina costringe Teresa Di Marco e Pia Bellachioma a girare con la cuffietta di plastica in testa. Hanno appena finito di fare l’aerosol, sono di Roseto e alloggiano all’hotel Viola: «Abbiamo aspettato tanto per tornare, qui c’è l’acqua buona e pure l’aria». Da Caserta, Gina Inglese, casa a Roccaramanico, suggerisce eventi e concerti per attirare i giovani». Aida Bucciferro è ai reparti inalatori semideserti e serve, velocissima, Mario Antonetti di Chieti e Mara Crocetta di Caramanico. Tre ore di fila e 260 euro di ticket per fare 6 “humage”, 12 aerosol e 12 inalazioni, ma alla fine la maestra Giselda Desiderio, attende il suo turno davanti ai portoni dei reparti inalatori che stanno per chiudersi a fine mattinata. In compagnia della bastardina Lulù, propone il rilancio di Caramanico con «campeggi e musica».