loreto aprutino, il 25enne accusato di terrorismo 

Terrorismo, Costantini in Appello il 18 novembre

LORETO APRUTINO. Tornerà nuovamente in aula, ma questa volta davanti ai giudici della Corte d'Appello dell'Aquila il 18 novembre prossimo, Stefano Costantini, 25 anni, il foreign fighter di origine...

LORETO APRUTINO. Tornerà nuovamente in aula, ma questa volta davanti ai giudici della Corte d'Appello dell'Aquila il 18 novembre prossimo, Stefano Costantini, 25 anni, il foreign fighter di origine abruzzese convertitosi all’Islam quando era ancora minorenne, in primo grado condannato dalla Corte d’Assise di Chieti a 5 anni di reclusione per terrorismo. Costantini è accusato di aver partecipato, dal 2015, all’associazione terroristica di matrice islamica Jahbat Al Nusra, ritenuta una costola di Al Qaeda in Siria.Lì il giovane, originario di Loreto Aprutino dove vive tutt’ora la sua famiglia, avrebbe fatto parte integrante dell’associazione terroristica, arruolandosi per compiere, come ha sempre sostenuto l’accusa, atti di violenza con finalità di terrorismo e appoggiando le finalità belliche in territorio siriano contro lo stesso Stato sovrano della Siria, e contro le milizie curde. Accuse che Costantini ha sempre rigettato fino all’ultima udienza in Assise a Chieti, sostenuto, in questa sua difesa, dall’avvocato Massimo Solari che ha poi proposto appello contro quella condanna ritenuta ingiusta per il suo assistito. Dal carcere di Ferrara dove è ancora recluso, in videoconferenza Costantini si era rivolto ai giudici per ribadire la sua innocenza: «Non sono e non sono mai stato un terrorista. Sono andato in Siria solo per motivi umanitari. Sono sempre stato contrario alla guerra», disse alla Corte. E l’avvocato Solari, nella sua arringa con la quale ha cercato di contrastare le accuse del pm Ciccarelli, disse a gran voce: «Non c’è una sola prova che dimostri l’appartenenza di Costantini a qualche gruppo terroristico: nulla è stato provato né in istruttoria né tantomeno in dibattimento». Ma la requisitoria della pubblica accusa era stata piuttosto dura.
«Non c’è nulla», spiegò al contrario il pm alla Corte di Chieti, «che provi la presenza di Costantini in organizzazioni umanitarie, mentre i profili social dell’imputato dicono il contrario. Le sue foto in tuta mimetica, il kalashnikov in braccio e il dito della mano destra verso il cielo, verso Allah secondo la simbologia jihadista, dimostrano la sua appartenenza a organizzazioni terroristiche».
Costantini era finito in manette il 19 gennaio del 2021 in Turchia, dopo una lunga indagine portata avanti dalla Digos di Pescara con la collaborazione della polizia turca. Era stato lo stesso imputato a far in modo di contattare le autorità italiane perché voleva salvare moglie e figli dal pericolo della guerra. Adesso tutto passa nelle mani dei giudici della Corte d'Assise d'Appello. La difesa di Costantini punterà anche sulla ritrattazione fatta in aula dalla teste chiave, Giulia Weber, moglie del migliore amico di Costantini, lo stesso che lo portò in Siria. Contrariamente a quanto verbalizzato dalla polizia svizzera, la donna ha poi negato in aula qualsiasi conoscenza riguardo l'appartenenza di Costantini a organizzazioni islamiche e terroristiche. In primo grado questa sua ritrattazione non trovò spazio, ora passerà al vaglio dei giudici aquilani.