Ti ho incontrata in un bicchiere di vino, capovolta nel tondo del vetro

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È sera.

C'è l'Abruzzo e uno dei suoi ristoranti.

Tavolo per due, piatti ordinati e carta dei vini, fingi di leggerla, non la capisci, passi il dito su vini francesi, sapori fruttati, cifre a due zero, “Un rosso della casa, grazie” . Scelta banale, pensi.

Credo di no. Ti penti, ma mi racconti di tuo padre.

Settembre per te ha il sapore del mosto, quello che lui ti ha insegnato a far fermentare, quello che è più dolce del miele e che bolle caldo nel legno del barile. Il vino dei contadini, quello che basta appena un inverno, quello che se lo ascolti ribollire ti racconta la storia della tua terra. "Perché qui il vino un po' tutti lo fanno, sottovoce, nelle cantine con molti fratelli."

Parla quel vino, scrive nel legno storie dimenticate di labbra viola e feste di paese, parla di piccoli vigneti, amori di campagna e tanta fame. Pelli scure bruciate dal sole e mani rigate dal lavoro dei campi; ogni solco una storia di sudore, di lavoro a cottimo e voglia di fare.

Canta, quel vino, di cene di pane e formaggio, di brace rovente e arrosto di festa. Canta chi andava letto presto per svegliarsi al buio, canta la falce e l'asinello, canta l' Abruzzo e i suoi pastori.

Greggi bianchi da togliere il fiato e strade di montagna strette come una lama, grotte dove riposare e passo svelto lungo il tratturo. “Ma tu la conosci la solitudine dei pastori?”

Forse, e mi fa paura.

Arriva il dolce, hai gli occhi belli. Un altro bicchiere e ti sbocciano le guance.

Sembra vergogna, forse è amore. Ti ho incontrata in un bicchiere di vino, capovolta nel tondo del vetro. Tremavi .

Tuo padre?

“Dormiva accanto al vino, guardiano senza preda, una volta quasi ci restava. Ci puoi morire tra i ricordi sai? Il vino ha il colore del tramonto.”

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