TOTENTANTZ

Racconto in gara per la quinta edizione del concorso letterario “Montesilvano scrive”. Clicca sui tasti di condivisione per votarlo

IL CONTEST Tutti i racconti in gara
IL REGOLAMENTO Partecipa anche tu

Molte persone erano passate per dare l'ultimo saluto alla povera Karla.

Il povero Franz non aveva mai smesso di singhiozzare. Era naturale che non si desse pace.

Senza alcun motivo apparente, Karla era stata uccisa.

Per di più i tre assassini (Franz li aveva visti perfettamente, incrociandoli mentre rientrava in casa) erano ancora liberi e la polizia li stava cercando.

Erano ormai le sette e nella stanza erano rimasti solo i parenti più stretti. Alcuni singhiozzavano, alcuni cercavano timidamente di consolarli.

Dolcemente la porta della stanza si aprì e tre uomini in lunghi cappotti neri entrarono.

Franz, attirato dal rumore, si voltò. Trasalì.

Non sapeva se credere a ciò che vedeva: gli assassini, i ricercati, quei miserabili, erano appena entrati.

Si alzò di scatto e nervosamente guardò tutti i presenti. Perchè non facevano niente? Anche loro avevano visto gli identikit, possibile se ne fossero già dimenticati?

I tre uomini si erano fermati all'ingresso, fissando la bara.

Franz lo sapeva: quei sadici lo avevano fatto solo per divertirsi! Essere lì, a guardare il corpo ormai senza vita, doveva essere l'ultima loro beffa!

Nel frattempo, nessuno dei presenti sembrava essersi accorto della loro presenza.

Franz si alzò e corse dalla madre di Karla.

-Gina, Gina! Gli assassini, sono loro, sono qui! Dobbiamo fare qualcosa!

Ma Gina, piangente, parve non sentire nemmeno le parole del pover'uomo.

Intanto i tre uomini si erano allontanati un po' dall'entrata e ora erano più vicini alla bara.

Corse allora verso il fratello di Karla.

-Koni, Koni, ti prego, ascoltami! Li vedi, vedi quei tre? Sono gli assassini di tua sorella, fai qualcosa! Koni!

Franz stava gridando ma non gli importava e, nonostante ciò, Koni non reagì minimamente a ciò che gli veniva detto.

Vide i tre uomini guadagnare il centro della stanza. Lì, staccarono gli occhi dalla bara e si voltarono verso di lui.

Sentì un brivido corrergli lungo la schiena. Quegli sguardi sembravano penetrarlo, come se fossero capaci di vedere la sua paura. Volevano ucciderlo!

Gina, Koni e Bund, il padre di Karla, si alzarono e si avvicinarono agli assassini.

-Che cosa state facendo? Sono gli assassini della vostra Karla, loro, quei tre uomini! Sono loro!

Ma i tre, raggiunti quegli spregevoli esseri, incrociarono le proprie mani con le loro e, formate tre coppie, iniziarono a danzare. Una danza strana, un movimento circolare. E più danzavano, più si avvicinavano a Franz.

-Che diavolo succede?- esclamò Franz sussurrando.

Nessuno lo sentì, e presto anche tutte le altre persone che erano rimaste nella stanza si unirono a quello strano ballo.

Franz li osservava, sbigottito.

Tutti lo fissavano, impassibili.

-Ho capito, ho capito ora! Eravate tutti d'accordo: tutti voi volevate che Karla morisse! Assassini! Bastardi! Assassini! Io...io, vi uccido! Vi uccido tutti! Traditori! Ecco, vedete questa pistola? La vedete? Vi sparo! Tutti! Vi ammazzerò tutti!

Nessuno rispose.

Danzavano, e danzando in cerchio si avvicinavano sempre più a Franz.

Sempre più vicini.

Franz sentiva il loro odio avvicinarsi.

Prese ad agitare la pistola, a puntarla ora a destra, ora a sinistra.

Si muoveva anch'egli in cerhio, roteando su sé stesso, come una trottola barcollante sul punto di cadere.

La pistola puntata, il dito sul grilletto.

-Polizia! Aiuto! Assassini! Mi vogliono uccidere! Aiuto, aiuto!

Il cerchio era sempre più stretto su Franz, erano più vicini, sempre più stretto, sempre più vicini.

Sempre di più.

Franz, gli occhi colmi di lacrime ed un sorriso che avrebbe spaventato il più terribile degli spiriti, alzò la pistola e se la portò alla tempia.

Sparò.

©RIPRODUZIONE RISERVATA