Travolta in moto al semaforo Così è morta Roberta Smargiassi

La tragedia lo scorso mese di luglio. Poi la fiaccolata con Di Lello in prima fila Il giovane assassinato era imputato. Il suo difensore: è vittima del clima d’odio

VASTO. È maledetto il primo luglio 2016. Roberta Smargiassi, 33 anni quella sera perde la vita in un drammatico incidente stradale all’incrocio fra corso Mazzini e via Giulio Cesare. La donna era in sella al suo scooter. Alle 23,40 viene investita da una Fiat Punto. Al volante c’è Italo D’Elisa. La moto finisce contro un semaforo, il corpo di Roberta viene catapultato sull’asfalto. Roberta muore. Qualcuno sostiene che avesse appena scoperto di essere in attesa di un bimbo. Ma questo particolare non è stato mai chiarito. La città è sconvolta. I genitori di Roberta chiedono giustizia. Per il marito di Roberta, Fabio Di Lello inizia l’inferno.

LE INDAGINI I carabinieri appurano che D’Elisa non fosse ubriaco, né sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Gli investigatori non ritengono vi siano gli elementi per arrestare D’Elisa.

LA FIACCOLATA Parte una campagna “per Roberta”. Il 15 luglio Fabio Di Lello apre la fiaccolata che al grido “Giustizia per Roberta” si raduna davanti al palazzo di giustizia . Un corteo commosso e silenzioso percorre le vie della città nel ricordo di Roberta Smargiassi. In tanti, sfidando la pioggia battente, rispondono all’appello di parenti ed amici. Nasce un sito che invoca giustizia per Roberta. Per l’avvocato Pompeo Del Re è in quel momento che parte una campagna di odio contro D’Elisa. La comunicazione sul web viene stigmatizzata anche dal procuratore capo, Giampiero Di Florio. Non scende nello specifico il magistrato ma dice «è una modo di comunicare che non approvo». Ieri , invece, parla dei social come dei luoghi «dove la gioventù si affida a commenti spregiudicati».Sul viadotto Histonium compare uno striscione, e al cimitero davanti alla tomba della donna viene sistemata una panchina. La tomba di Roberta diventa un luogo di pellegrinaggio. Fabio Di Lello va tutti i giorni al cimitero a pregare, sulla tomba della moglie. Mangia davanti a quella tomba.

LA PROCURA L’indagine sull’incidente prosegue coperta dal massimo riserbo. Fabio Di Lello non è soddisfatto. Sulla vicenda si susseguono iniziative e comunicati. LA DIFESA Qualche giorno prima di Natale l’avvocato Pompeo Del Re decide di rendere note alcune attenuanti emerse dalle perizie a favore di D’Elisa. «L’indagato, persona sensibile e da sempre attiva nel volontariato non dimenticherà mai i momenti tragici dell’incidente. Dalle registrazioni della scatola nera risulta che D’Elisa aveva una velocità rispettosa dei limiti». Del Re mette in dubbio il fatto che la vittima indossasse correttamente il casco. GUERRA LEGALE Scoppia la guerra fra Del Re e la parte civile. I legali di Roberta Smargiassi, Giovanni Cerella e Pierpaolo Andreoni rispondono duramente alla nota di Del Re, ed elencano le responsabilità dell’accusato. Fabio Di Lello si infuria. Amici e conoscenti faticano a calmarlo. L’uomo teme che D’Elisa possa essere scagionato e la morte di Roberta possa rimanere impunita. Probabilmente è allora che si procura una pistola. Ma è solo una ipotesi. Nessuno sa da quanto tempo avesse l’arma con sé. Di sicuro ha trascorso gran parte delle festività natalizie al cimitero davanti alla tomba di Roberta.

L’UDIENZA La Procura dopo aver indagato Italo D’Elisa per omicidio stradale,lo aveva rinviato a giudizio. Il 21 febbraio prossimo era in programma l’udienza. Fabio Di Lello non ha aspettato quel giorno. Nessuno sa perché. Forse ieri pomeriggio, durante il breve colloquio avuto con il rivale, è scattato qualcosa che lo ha sconvolto al punto da fargli premere quattro volte il grilletto della pistola. Nessuno sa cosa si siano detti i due uomini. Ora ci sono tre famiglie sconvolte: i genitori di Roberta, quelli di Fabio e quelli di Italo. Sia la madre che il padre del ragazzo sono stati colti ieri da malore. «Italo non era cattivo. Non avrebbe mai voluto essere coinvolto nell’incidente che ha ucciso Roberta Di Lello. Stava male per questo », ha ripetuto uno zio del ragazzo. L’ispezione cadaverica e del medico legale Pietro Falco stabilirà da che distanza sono stati sparati i colpi e quale è stato il colpo mortale. Un tassello importante da aggiungere al mosaico degli elementi che dovranno chiarire se Fabio Di Lello ha premeditato l’omicidio o se al contrario si è trattato di un omicidio d’impeto scaturito dal dialogo avuto con l’odiato rivale.(p.c.)

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