Trebbiano a Praslin

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Ottobre. Seduti l'uno di fronte l'altra a due passi dal mare sulla bianca sabbia delle Seychelles stiamo festeggiando la nostra luna di miele quando il cameriere ci porge la carta dei vini da cui scegliere il nettare che accompagnerà la nostra cena creola. Comincio a sfogliare.

E' suddivisa per colore. Abbiamo prima il rosso, poi il rosato ed infine il bianco. I vini sono principalmente sudafricani, cileni e californiani, qualche vino francese e nessun vino italiano nelle prime due sessioni, poi sfoglio la parte relativa ai bianchi e in fondo alla pagina, come il tesoro più prezioso, leggo Trebbiano D'Abruzzo. Lo ordiniamo.

Il cameriere torna con il cestello pieno di ghiaccio e quel prezioso nettare al centro. Con fare professionale lo apre e ne versa un po’ nel mio calice per l'assaggio. Chiudo gli occhi. Il suo aroma inconfondibile, il suo profumo inebriante mi fanno tornare tra i miei vigneti sulla collina lancianese quando con la mia famiglia, appena un mese prima, eravamo sotto il sole settembrino a raccogliere questi grappoli zuccherosi dal colore inconfondibile ed uno di fianco all'altro seguivamo le lunghe filari, tra una chiacchera in rigoroso dialetto e un taglio di grappolo, ripetendo un rito che ci tramandiamo da generazioni e che anno dopo anno si ripete, come il sorgere del sole, accompagnando la nostra vita.

Apro gli occhi. Mia moglie mi propone un brindisi alla nostra nuova vita insieme, al futuro, a questo fantastico vino e all'Abruzzo. Grazie Trebbiano per avermi fatto sentire a casa.

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