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Trifuoggi: «Confermate le mazzette della sanità abruzzese»

Il procuratore che arrestò il governatore in carica: «A casa di Del Turco i soldi arrivavano in contanti e la cosa più facile del mondo è nascondere i soldi: le tangenti mica si pagano con i bonifici bancari»

PESCARA. «A casa di Del Turco i soldi arrivavano in contanti e la cosa più facile del mondo è nascondere i soldi: le tangenti mica si pagano con i bonifici bancari». Nicola Trifuoggi, attuale vice sindaco dell’Aquila e nel 2008 a capo del pool di magistrati che ha indagato sull’ex presidente della Regione, dice che «ormai le tangenti nella sanità abruzzese non sono più presunte. Chiariamolo una volta per tutte: sono tangenti e basta». L’ha deciso la Corte di Cassazione. Anche se Del Turco continua a ribadire che i soldi delle mazzette non sono mai venuti fuori perché non esistono: «La suggestiva tesi della difesa sui soldi non trovati poteva influenzare l’opinione pubblica ma non ha orientato i giudici di primo, secondo e terzo grado: qui c’è qualcuno che ha preso illecitamente dei soldi inducendo un privato a darglieli e importa poco se quel privato si chiami Vincenzo Angelini. Con l’inchiesta abbiamo impedito a un sistema criminale di proseguire il suo lavoro. Non c’è niente da esultare ma sono contento che abbiamo stroncato il sistema delle tangenti e che sia emersa una verità ormai non più discutibile: la sentenza è definitiva». E per Trifuoggi la sentenza della Cassazione, nonostante il nuovo processo a Perugia sull’associazione a delinquere, non si può leggere in modo diverso: «La concussione è evidente e definitivamente accertata. Anche la Cassazione ha sancito la bontà del nostro lavoro, mai determinato né dai poteri forti né dal desiderio di protagonismo ma solo dal senso del dovere». Per Del Turco, però, la sentenza è quasi una vittoria tanto che il deputato Daniele Capezzone si affretta a chiedere «chi lo risarcirà dopo anni di umiliazione»: «Si risarciscono gli innocenti e non i condannati», replica Trifuoggi, «ma chi pagherà i danni fatti agli abruzzesi da quel tipo di amministrazione? Per il comportamento di questi signori, i cittadini si sono ritrovati una sanità disastrata».

Giampiero Di Florio, altro pm del pool, attualmente a capo della procura di Vasto, la vede così: «Sanitopoli rappresenta la sconfitta delle istituzioni perché una parte dello Stato è stata costretta a occuparsi dell’illegalità commessa dalle istituzioni. Noi non abbiamo interessi di parte, rappresentiamo lo Stato e, adesso, c’è un giudice, la Cassazione, che amministrando la giustizia in nome del popolo italiano ha riconosciuto che le dazioni ci sono state. La nostra inchiesta non si è basata solo sulle dichiarazioni di Angelini, ma anche su atti ufficiali e su intercettazioni».

Giuseppe Bellelli, procuratore capo di Sulmona, sottolinea: «L’annullamento con rinvio non è assoluzione. La Cassazione ha confermato episodi di tangenti per 850 mila euro che non mi sembrano pochi: a un lavoratore onesto non basta una vita per metterli da parte. La Cassazione ha mantenuto il reato più grave, quindi, la sentenza è definitiva e Del Turco è colpevole. La vera vittima», conclude Bellelli, «è il cittadino abruzzese che fa la fila negli ospedali. Abbiamo subìto molte aggressioni e tanta disinformazione ma, adesso, è arrivata la riaffermazione della verità di uno Stato di diritto». (p.l.)

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