Trimestre nero per commercio e artigianato

Confesercenti: più di mille le attività chiuse. Le proposte agli aspiranti sindaci

PESCARA. Contrazione dell’occupazione, calo dei consumi. La Confesercenti conferma il trend negativo dell’economia abruzzese. Sorprendono soprattutto i dati del Pescarese, dove si produce il 60% del Pil (prodotto interno lordo) della regione e dove le cessazioni delle attività commerciali, nel primo trimestre del 2009, sono state 1.074 a fronte di 651 nuove iscrizioni, con un saldo negativo di - 423. Altrettanto preoccupante il dato sull’artigianato, anche in questo caso dal segno meno.
 Le imprese che hanno chiuso i battenti nei primi tre mesi dell’anno sono state 1.274, a fronte di 737 iscrizioni, con un saldo negativo di - 537. Cresce anche il numero dei fallimenti tra le piccole e medie imprese. Il dato del 2008 attesta la maglia nera a Pescara, con una variazione di +8,3% rispetto all’anno precedente. Invariata la situazione a Chieti. In controdentenza i dati di Teramo e l’Aquila, dove le procedure di fallimento aperte nel 2008 sono state inferiori a quelle del 2007, ma nell’Aquilano il terremoto ha naturalmente fatto saltare ogni parametro di riferimento anche per quel che riguarda i dati sull’economia. Nel suo rapporto consegnato ai candidati sindaci, la Confesercenti dice anche che ogni famiglia abruzzese è in media indebitata per circa 6 mila e 100 euro, una quota comunque inferiore alla media nazionale che viaggia intorno ai 7 mila 500 euro. In realtà, come conferma l’organizzazione di categoria, «il debito pubblico abruzzese è molto più elevato che in altre regioni, avendo superato i 3 miliardi di euro, per cui lo stock di debito che direttamente o indirettamente grava sulle spalle delle famiglie non è affatto più basso». La contrazione dei consumi nella regione sarebbe stata, al dicembre 2008, dell’1,2 per cento rispetto allo stesso mese del 2007.
 Cosa fare? La Confesercenti ha presentato il suo pacchetto di proposte ai candidati sindaci della città. Il primo confronto è stato con i due principali sfidanti del centrodestra e del centrosinistra, Luigi Albore Mascia e Marco Alessandrini. L’associazione rilancia l’idea di uno o più centri commerciali naturali, sul modello delle grandi città d’arte e di cultura europee, come Barcellona. Altro punto, la pianificazione e l’organizzazione dei parcheggi, senza trascurare la videosorveglianza, la cura delle strisce blu e della pulizia. La Confesercenti sollecita agli amministratori anche la richiesta di stato di crisi, così come stanno facendo diversi comuni del comprensorio. Si chiede anche di migliorare l’immagine della città, abbattendo gli edifici fatiscenti e con l’obbligo di sistemazione per quelli non utilizzati e in abbandono. La nuova città. L’associazione presieduta da Bruno Santori, operatore marittimo, ricorda il ruolo cerniera di Pescara tra sud e nord, tra Adriatico e Tirreno. In quest’ottica si inseriscono sia la Zona Franca Urbana che il nuovo Piano regolatore portuale. Altro punto: gli spazi per il commercio. Confesercenti denuncia lo stato di sotto-utilizzo del mercao coperto di piazza Muzii, stesso discorso per altri immobili e per l’area della stazione sud di Portanuova. Agli amministratori si chiede anche un maggiore coinvolgimento della categoria su scelte strategiche, come le deroghe e gli orari di chiusura degli esercizi commerciali e dei locali pubblici, senza scelte calate dall’alto.
 Il futuro di Pescara vecchia: i commercianti e gli esercenti sono pronti a fare la loro parte per garantire una maggiore sicurezza della zona, ma non ad accollarsi da soli la soluzione di problemi di ordine pubblico, che passano dal presidio del territorio da parte delle forze dell’ordine (i poliziotti di quartiere) e da una serie di attrezzature necessarie, come la video-sorveglianza. Promozione turistica («la città è drammaticamente sprovvista di posti letto»), rilancio degli eventi, piste ciclabili, le altre richieste dell’associazione di categoria agli aspiranti amministratori della città.