l’analisi

Ucraina/ Ora la pace è ancora più lontana

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L’unica buona notizia che arriva dalle urne di Kiev è che i nazisti di Pravyi Sektor non entreranno in Parlamento. A parte questo, però, il quadro che esce dalle elezioni di domenica è tutt’altro che roseo. Oltre alla scarsa affluenza al voto (52%) c’è da considerare che le due maggiori forze filo-occidentali sono divise e ottengono ciascuna risultati inferiori al 22%, il che autorizza gli esponenti dell’ancièn régime a sostenere che se si fosse votato in tutto il Paese, avrebbe vinto ancora una volta il presidente defenestrato Yanukovich. Naturalmente si tratta di un giudizio opinabile, basato su un calcolo matematico che non tiene conto dei molti fattori politici intervenuti in quest’anno drammatico.

Il dramma però non sembra alla fine. Contrariamente alle previsioni il premier uscente Arsenj Yatseniuk ha preso più voti del vincitore annunciato, il presidente della Repubblica Poroshenko. Per ottenere la maggioranza assoluta i due partiti dovranno probabilmente allearsi con quello del sindaco di Leopoli Andry Sadovy, che ha portato in Parlamento anche una bella pattuglia dei paramilitari che partecipano alle operazioni contro i filo-russi del Donbass. E questo non aiuta certo la stabilità di cui l’Ucraina ha disperato bisogno. Né l’aiuta il prevalere di Yatseniuk su Poroshenko. I due incarnano orizzonti alquanto diversi.

Pragmatico e favorevole a un compromesso con Putin, appoggiato dalla cancelliera Merkel il presidente. Tutt’altro che conciliante con Mosca, sostenitore del riarmo e grande amico di Polonia e Paesi Baltici il primo ministro. È facile prevedere che Sadovy, l’ago della bilancia, si sposterà su di lui. Si prepara dunque una politica di scontro con il Cremlino? L’eventualità,nel Paese, significa crisi economica e tensione con i territori sud-orientali di Donetsk e Lugansk, dove - come è noto - gli elettori non hanno votato, riservandosi di eleggere i propri rappresentanti il 2 novembre. Già ieri la principale città filo-russa è stata bombardata dai lealisti, in spregio agli accordi di Minsk. Quegli accordi furono presi da Poroshenko e non sono mai piaciuti né al giovane premier, né ai separatisti del Donbass. Ci si chiede che cosa potrà succedere quando l’uno e gli altri dovranno negoziare.

C’è spazio per un negoziato? Accettando il voto di Kiev, Mosca sembra credere di sì. Ma se il negoziato si inceppasse, allora Putin cambierà registro. Negli ultimi due giorni a Kiev non c’è stato riscaldamento. L’arma del petrolio diventerà nelle mani di Putin sempre più affilata: una sfida per tutti, a cominciare dall’Europa. Sul piano militare, nulla esclude che dal Cremlino arrivino nuovi aiuti per i separatisti, né si può escludere che il gigante russo crei con i suoi tank un corridoio che da Donetsk arrivi alla Crimea, annettendosi anche la Transnistria. L’ipotesi viene ritenuta probabile dal finanziere internazionale George Soros, fiero avversario di Putin, che consiglia all’Occidente di armare pesantemente l’Ucraina:non solo coi radar offerti da Obama a Poroshenko durante la sua visita a Washington, ma anche con i missili che sta. volta gli sono stati negati. Secondo Soros il Cremlino non teme nuove sanzioni: siamo agli inizi dell’inverno, il miglior generale che abbia mai combattuto per la Russia.

L’analisi svolta fin qui potrà rivelarsi pessimista. Può succedere che lo spirito di pace faccia breccia nei cuori infuocati dalle contrapposizioni, aprendo la strada a un’intesa che renda tutti soddisfatti. I filo-russi potrebbero accontentarsi di un’ampia autonomia,anche economica, rinunciando alle aspirazioni secessioniste. Il potere centrale potrebbe accettare lo status quo, puntando in politica estera ad un legame sempre più stretto con l’Ue, della quale l’Ucraina potrebbe in futuro anche fare parte a pieno titolo.

Guai però se i nuovi leader di Kiev pretendessero di aderire alla Nato e di ottenere una sovranità non limitata. L’attuale “ordine internazionale”, ammesso che esista, non consente deroghe ad una geopolitica basata quasi esclusivamente sull’uso della forza.

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