L'EDITORIALE

Ultimi avvisi, fate presto

L'Italia ha un problema. E anche l'Abruzzo. Dall’ennesima ammonizione dell'Europa per le finanze pubbliche fino agli avvisi di garanzia in Regione

Dunque, l’Italia ha un problema. E anche l’Abruzzo ha un problema, se è per questo. Anzi, più d'uno. Nei giorni scorsi, la tecnocrazia di Bruxelles, cioè la famosa Europa, ci ha mandato l’ennesima ammonizione invitandoci a mettere ordine nelle finanze pubbliche operando un taglio del deficit equivalente grosso modo a circa 3,4 miliardi. Una cifra importante, che inciderebbe sicuramente sui carichi fiscali dei cittadini e comunque sulla qualità di servizi pubblici essenziali. Problema grosso e non è il solo. Perché poi, sempre segnalato dai soliti cattivoni di Bruxelles, ci sarebbe da considerare anche l’altro pesante, solito richiamo per l’andazzo del debito pubblico, arrivato a livelli allarmanti (133% del pil), oltre i duemila miliardi di euro, e tale da mettere a rischio non solo la stabilità del nostro paese ma anche dei nostri partner europei, sempre più preoccupati e impazienti. Per rimuovere questi fardelli, che richiederanno pesanti sacrifici da parte dei contribuenti italiani, sono necessarie misure imponenti e tali da richiedere la presenza di un esecutivo deciso e forte di una maggioranza parlamentare in grado di fare camminare i provvedimenti e di sopportarne il peso. Invece stiamo vedendo come vanno le cose. Il governo di Paolo Gentiloni, succeduto a quello di Matteo Renzi, per quanto volenteroso rischia di non essere in grado di recitare la parte del leone. È sorretto da uno schieramento precario e soprattutto da un partito, il Pd, alle prese con una crisi interna già costata una scissione e dagli esiti comunque indecifrabili.

È chiaro a questo punto che, a prescindere dalla qualità e dalla pesantezza della manovra che si dovrà comunque fare, per l’Italia ci vorrebbe, ripetiamo, un governo strutturato per assolvere questi difficili compiti. Invece, non solo non sembra in grado di poter porre mano alla questione il governo Gentiloni in carica, ma neppure quello che, in caso di elezioni più o meno anticipate, potrebbe spuntare dalle urne.Con le leggi elettorali in vigore per Camera e Senato, non è difficile infatti prevedere l'elezione di un Parlamento nuovamente, se non di più, frammentato. Ce ne vorrebbero perciò di nuove. Magari, come si affanna a spiegare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, attrezzate per partorire maggioranze omogenee nei due rami del Parlamento.Peccato però che questi partiti non sembrano capaci di mettersi d’accordo. Morale: decidete voi come definire tutto questo, tenendo conto che è da più di trenta anni che in Italia si parla di riforme istituzionali e di nuove leggi elettorali in grado di assicurare maggioranze e governi stabili al paese.

E veniamo all’Abruzzo, dove non passa giorno senza che la sorte ci riservi una notizia più o meno cattiva. Con la regione in ginocchio dopo l’eccezionale sciame sismico che ci perseguita da anni e la terribile ondata di maltempo di cui scontiamo gli effetti, tutti auspicavano una energica ripartenza contando sulla volontà che i cittadini continuano a dimostrare di volersi risollevare. Con la debacle di servizi importanti come quelli stradali, telefonici, elettrici e acquedottistici registratasi con le eccezionali nevicate, un’azione decisiva ci si aspettava dalla politica abruzzese, dai parlamentari nazionali e dagli organi della Regione. Abbiamo visto in effetti il lavorìo prezioso svolto a Roma da deputati e senatori, alcuni più degli altri. E abbiamo visto anche come lo stesso governatore Luciano D’Alfonso si sia adoperato tra ministeri e Palazzo Chigi per raccogliere risorse per finanziare gli enormi danni subiti dalla regione e le misure indispensabili per garantire la ripresa di settori importanti dell’economia, a cominciare dall’agricoltura e dal turismo.

E' noto come le casse romane non siano in questo momento particolarmente in salute. Per portare a casa qualche miliardo occorre dunque insistere ed essere autorevoli e credibili ad un tempo. Invece cosa succede? Che proprio nel momento in cui c’è bisogno di quella massima fiducia, ecco che dagli uffici giudiziari, nel caso da quelli della Procura dell’Aquila, cominciano a partire avvisi di garanzia diretti ai massimi vertici della politica regionale, a cominciare dal presidente D’Alfonso e da ben tre assessori. Quanto di peggio poteva capitare in un frangente tanto delicato.

L’avviso di garanzia non è certo una condanna e va preso per quello che vale esattamente. E noi siamo sicuri che il governatore e i tre assessori, Silvio Paolucci, Marinella Sclocco e Dino Pepe saranno in grado di smontare ogni accusa e sospetto. Ma perché si arrivi a questo chiarimento non si può aspettare per un tempo lungo. La difficile situazione della regione, le difficoltà che sta incontrando dopo le ultime catastrofi, il rischio che financo il processo decisionale degli organi amministrativi della pubblica amministrazione registrino o possano registrare rallentamenti aggiuntivi è un lusso che non possiamo permetterci.

E' per questo che torniamo a rilanciare l'invito a fare presto. Alla magistratura e agli organi inquirenti, innanzitutto. Facciamo presto a chiarire questi casi. L’immagine della Regione e le sue esigenze non possono restare appese all’incertezza. Si arrivi velocemente a decisioni chiarificatrici. L'Abruzzo ne ha bisogno e lo pretende.