Un anno fa l’inferno a Città Sant’Angelo 4 esplosioni e 5 morti

La mattina del 25 luglio 2013 saltò in aria la fabbrica Di Giacomo Inchiesta ferma: manca la perizia. Mai arrivati i soldi per i danni

SANT’ANGELO. Il 25 luglio prossimo, alle 10,25, sarà passato un anno dalla tragedia di Villa Cipressi, a Città Sant’Angelo. Ieri, ci hanno ripensato tutti. Quattro esplosioni, avvertite fino a 40 chilometri di distanza e con un fungo di fumo avvistato dalla spiaggia di Pescara, e un’oasi di pace è diventata un inferno. Una tomba per Alessio Di Giacomo, 22 anni, corso verso il padre Mauro (45) dopo i primi boati e i primi incendi e verso le altre vittime, lo zio Federico (50) e il cugino Roberto (39), figlio di un altro fratello. La quinta vittima è stata il vigile del fuoco Maurizio Berardinucci, 47 anni di Montesilvano, travolto da un’esplosione durante i soccorsi e spirato il 26 ottobre 2013 all’ospedale Gemelli di Roma dopo tre mesi di agonia.

INCHIESTA FERMA. A distanza di quasi un anno, non c’è ancora certezza sulle cause: l’inchiesta è ancora aperta. Quasi un anno non è bastato per dire cosa è successo quella mattina. L’esperto di balistica dell’Esercito Paride Minervini, consulente della procura, non ha finito la sua perizia. E senza quel documento, l’inchiesta – passata dal pm Annalisa Giusti, trasferita, al pm Andrea Papalia – non può muovere passi avanti. Le abitazioni dei Di Giacomo intorno alla fabbrica saltata in aria – ancora sotto sequestro – sono state dissequestrate.

STOP AI DIVIETI. La bonifica dei terreni circostanti la ditta è finita: «Abbiamo eseguito la messa in sicurezza seguendo le indicazioni di vigili del fuoco e artificieri, poi, abbiamo fatto la bonifica», spiega il sindaco di Città Sant’Angelo Gabriele Florindi, «e, fino a quando gli esperti non hanno attestato la non pericolosità dell’area, abbiamo vietato gli accessi alla zona, compresi i terreni agricoli. Per queste operazioni abbiamo speso 60 mila euro che nessuno ci ridarà».

NIENTE SOLDI PER DANNI. Il sindaco si riferisce al fatto che la Regione Abruzzo ha bocciato le richieste di stato di calamità e di riconoscimento di danno industriale. I boati hanno provocato una scia di danni nelle abitazioni del circondario, quasi 700 mila euro soltanto a Città Sant’Angelo, altri ancora a Elice: «Abbiamo raccolto le schede dei danni subiti dai cittadini, attraverso perizie giurate, e le abbiamo trasmesse alla Regione ma», rivela il sindaco, «ci è stato risposto che, per il Comune e per i residenti, non ci sono somme risarcitorie a disposizione. Ritengo sia stata una scelta discrezione dell’amministrazione Chiodi perché, in altri casi simili in Italia, gli enti locali e i cittadini sono stati indennizzati». Una beffa, soprattutto, per i residenti che hanno dovuto anticipare i soldi per i lavori – tra i più vicini alla fabbrica c’è anche chi si è visto crollare il tetto – e non sanno se li riavranno.

SMS DAGLI OPERATORI. «Ciò che è successo ieri rinnova il dolore», dice il sindaco, «sono stato raggiunto subito dagli sms di chi il 25 luglio scorso ha vissuto il dramma di Villa Cipressi da operatore o volontario. Una pagina nera che non dimenticheremo mai, purtroppo tragedie così accadono ancora».

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