UNA SETTIMANA DA (I)DIO(TA)

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Una settimana fa ero sul pullman, e avendo un tragitto di un'ora da compiere, mi sono messo comodo e ho visto qualche filmato sul mio cellulare. Avevo le cuffie ed ero isolato dal mondo che mi ruotava intorno. Devo ammettere che è stato un bel momento. Poi, arrivato a destinazione, ho alzato la testa per guardare avanti, e il collo mi faceva male.

Mentre scendevo dal pullman una ragazza bellissima mi è passata vicino, mi ha guardato in modo strano e ha proseguito per la sua strada.

Ho capito in quel momento, che era lei la persona che mi era vicino.

Sei giorni fa ero in casa a vedere la televisione. Dovevo andare a comprare due cose per il pranzo, e ho rimandato come sempre fino all'ultimo. C'era un bel programma e non volevo perdermelo. Quando sono arrivato alla solita rosticceria che mai tradiremmo, non c'era più la pasta al forno che avrei dovuto comprare per i miei genitori.

Cinque giorni fa stavo ascoltando la musica con l'I-Pod, e camminavo per il centro città.

Una macchina mi si è accostata. Ho tirato giù le cuffie e ho visto che era una signore sulla quarantina. Credevo volesse informazioni, e invece mi ha esclamato:

-Giovinotto! Con tutto il rispetto, ma se cammini così senza avere idea di chi e cosa ti passa vicino, rischi di morire! Lo dico per te!

-Ah! Grazie. Ho risposto con la faccia da ebete quale ero.

Quattro giorni fa avevo un esame universitario. La sveglia del cellulare era rimessa in orario perfetto. Ho mille difetti ma la puntualità non la discuto.

Il genio che ha inventato questi cellulari che a momenti non cuociono il pollo, si è scordato di fare in modo che se il cellulare è spento, la sveglia non suona.

La fortuna ha voluto che ho aperto gli occhi per la tensione. Altrimenti ciao ciao esame.

Tre giorni fa era in biblioteca, e a un tratto ho controllato la mia pagina Facebook.

Guardo un pò, scrivo due cavolate come solito, e quando rimetto il cellulare al suo posto, mi accorgo che davanti a me c'erano due ragazze che stavano partendo coi libri.

Erano arrivate al mio tavolo. E nemmeno me ne ero accorto.

Stessa identica cosa nel pomeriggio, quando, passando un professore col quale dovevo parlare, l'ho mancato nel cortile perché la mail andava controllata.

Due giorni fa ho accompagnato a casa un figlio di una mia amica.

Aveva il cellulare come il mio. E finalmente qualche spia si è iniziata ad accendere.

Ovviamente nel mio cervello.

-Ma non è che ti perdi qualcosa stando sempre con gli occhi lì sopra?

-Eh lo so, ma controllo un pò di cose.

Appena mi ha detto queste parole ho deciso dentro di me che ogni volta che uscirò di casa, guarderò il cellulare una volta e basta.

Ieri ho iniziato a cambiare modo di vivere, perché quello che stavo portando avanti, si stava rivelando una vera e propria fregatura.

Tutte queste chiacchiere non vogliono dire altro che la città, anche se caotica, va ascoltata.

Che la gente che abbiamo intorno, va guardata.

Che le occasioni si perdono solo quando non si usano occhi e orecchie, e che questi strumenti sono fatti appositamente per questo: per gli occhi e le orecchie.

Avendo ventisei anni ho avuto modo di vivere momenti e tempi diversi dal punto di vista delle evoluzioni tecnologiche. Dalla musicassetta al dvd, dal walkman all'I-Pod.

E Dio solo sa, quanto rimpianga quelle matite per aggiustare il nastro.

Ragazzi, quando uscite di casa fate una cosa: le persone normali.

Perché incontrare chi non ha occhi per guardarti e orecchie per sentirti, è qualcosa di spiacevole.

E soprattutto, è uno spreco per quel che sei e per quello che puoi dire a chi incontri per strada.

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