Unioni civili, in sei mesi iscritte solo dodici coppie

Il registro istituito a settembre dall’amministrazione comunale si è rivelato un flop Poche le richieste giunte finora agli uffici, nessuna da famiglie omosessuali

PESCARA. Si è rivelato un flop, secondo il centrodestra, il registro delle unioni civili istituito dal Comune anticipando quella che sta per diventare una legge nazionale in materia. In sei mesi si sono iscritte solo 12 coppie, cioè due al mese e nessuna di queste risulta essere una famiglia omosessuale. Le richieste giunte finora, quindi, sono molto inferiori alle previsioni.

Nel settembre scorso, quando il registro è diventato operativo, si era parlato di un boom di richieste di informazioni. Richieste che, evidentemente, non si sono poi tramutate in iscrizioni. «Un passo in avanti l’iscrizione», aveva detto allora il sindaco Marco Alessandrini, «che vale a favorire l’integrazione nel contesto sociale e ad eliminare le discriminazioni».

In attesa che il Parlamento facesse una legge ad hoc, Pescara come altri Comuni d’Italia, ha anticipato la normativa nazionale istituendo un registro che, di fatto, rappresenta un atto simbolico per la coppia non sposata. Ci si aspettava una valanga di richiesta da coppie omosessuali e, invece, nessuna di queste si è fatta avanti.

Eppure, l’iniziativa al suo avvio aveva fatto ben sperare. Il primo ottobre scorso, cioè a poche settimane dall’istituzione del registro, era stato consegnato il primo attestato di iscrizione ad una coppia etero, formata da Rolando Pennese e da Cinzia De Paolis, insieme da 37 anni. In quell’occasione l’assessore all’anagrafe Laura Di Pietro aveva rivelato: «Sono tante le richieste di iscrizioni al registro».

Fortemente critico il vice capogruppo dei Forza Italia Vincenzo D’Incecco. «Nel luglio scorso», ha affermato, «il consiglio comunale approvava il regolamento per le unioni civili. A distanza di otto mesi, si sono iscritte solo 12 coppie. Un enorme flop che dà ragione a chi, come noi, affermava che quel registro non sarebbe servito a nulla e non avrebbe sortito gli effetti auspicati. In particolare, da coloro che si rifacevano allo slogan “A Pescara l’amore conta”». «Io sostenevo allora», ha aggiunto, «che in tutta Italia i registri non avevano riscosso grande successo e che anche i pescaresi avrebbero reagito con freddezza a una delibera con il solo sapore dello slogan politico».

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