Vasto, ha ucciso l'investitore della moglie dopo aver pranzato davanti alla lapide di lei

Dopo il delitto di viale Perth Di Lello è tornato al cimitero. Ieri aveva pranzato davanti alla lapide della giovane morta sette mesi prima. L'avvocato dell'assassino: «Fabio era sotto shock, D'Elisa non si è mai pentito di aver ucciso Roberta». Il dolore di Roccavivara, il paese di cui era originario il ventiduenne

VASTO. La pistola avvolta in un sacchetto di plastica, poggiata sulla tomba di Roberta. Un “dono” per quella donna che aveva sposato un anno e mezzo fa e che stava per renderlo padre. Sette mesi non sono bastati a diluire il dolore per quella perdita improvvisa, e placare la rabbia. Sul profilo Facebook di Fabio Di Lello, l’uomo che ieri ha ucciso l’investitore di sua moglie, Italo D’Elisa,campeggia la foto di Roberta Smargiassi. Sulla foto, postata il 5 novembre scorso, c’è la scritta che racconta lo stato d’animo di Di Lello, “Giustizia per Roberta”. Una giustizia che l’uomo non ha voluto attendere, vista l’imminenza dell’udienza preliminare a carico di D’Elisa.

La foto del suo profilo è tratta dal film “Il gladiatore”. La scena è quella in cui Massimo Decimo Meridio torna dalla guerra e scopre la sua famiglia massacrata per vendetta. Fabio aveva già espresso in questo modo il proprio pensiero e le proprie intenzioni. Ex centravanti della Pro Vasto, si divideva da anni fra sport e forni per la cottura del pane. Il panificio della sua famiglia è uno dei più noti in città. Di Lello, da sempre appassionato di calcio, iniziò a tirare i primi calci a 5 anni nella San Paolo, passando poi in sequenza alla Pro Vasto, Casoli, San Salvo, Virtus Cupello, Vasto marina e poi ancora Cupello.

leggi anche: Vasto, uccide l’investitore della moglie e poi si costituisce L'agguato davanti a un bar di via Perth con quattro colpi sparati a bruciapelo: Di Lello fredda D’Elisa e si fa arrestare: "Giustizia per Roberta"

Richiesto diversi anni fa dalla Civitanovese rifiutò per poter aiutare il padre al panificio. Nel 2015 si è ritirato, ma è rimasto legato al mondo del calcio. Allenava le giovanili del Cupello. Lo ha fatto anche ieri. Chi lo ha visto assicura che fosse sereno. In realtà sotto l’apparente tranquillità covava un dolore che si è trasformato in desiderio di vendetta. Grande amico di Andrea Marinelli, il giovane morto con Domenico Castrignanò pochi giorni dopo la sua Roberta in un incidente stradale, era rimasto stravolto dalle due disgrazie. Fabio ormai trascorreva le sue giornate al cimitero. Tutti i giorni alle 7 era davanti alla tomba di Roberta. Aveva fatto sistemare davanti a quella tomba una panchina dove molti si fermavano a parlare con lui e a pregare. Qualche giorno prima di Natale un comunicato del difensore di Italo D’Elisa nel quale il legale cercava di alleggerire la posizione del proprio assistito lo aveva fatto infuriare moltissimo. Probabilmente è stato allora che ha deciso di vendicarsi da solo. Si è spogliato di tutti i suoi averi donandoli ai familiari. È riuscito a procurarsi una pistola e l’ha messa in auto. Ieri mattina è stato al cimitero, ha pranzato davanti alla tomba di Roberta. È stato un visitatore a vedere la pistola, mentre lui ha chiesto ad un amico di chiamare i carabinieri. (p.c.)

«Italo D'Elisa, dopo aver ucciso Roberta, nell'incidente, non ha mai chiesto scusa, non ha mostrato segni di pentimento. Anzi, era strafottente con la moto. Dava fastidio al marito di Roberta. Quando lo incontrava, accelerava sotto i suoi occhi». Così, intervistato da Radio Capital, l'avvocato Giovanni Cerella, già legale di parte civile per il procedimento che riguardava l'incidente in cui aveva perso la vita la donna, ora difensore del marito, Fabio Di Lello, che ha sparato a D'Elisa. «D'Elisa - dice l'avvocato - tre mesi dopo l'incidente aveva ottenuto il permesso per poter tornare a guidare la moto, perché gli serviva per andare a lavorare». «Fabio era sotto choc, era depresso per la perdita della moglie, andava molto spesso al cimitero - spiega ancora il legale - pensava giustizia non fosse stata fatta ma incontrandolo non ho mai avuto l'impressione che stesse ipotizzando una vendetta. Sono rimasto sbalordito quando ho saputo. Lui non aveva dimestichezza con le armi». Infine, sulla tesi difensiva di D'Elisa secondo la quale al momento dell'incidente Roberta Smargiassi avrebbe indossato male il casco Cerella dice:«c'è una perizia che ha fatto piena luce sulle responsabilità».

È sotto choc anche la popolazione di Roccavivara, il paese molisano di cui è originaria la famiglia di Italo D'Elisa, il giovane ucciso ieri a colpi di pistola da Fabio Di Lello. Nel luglio scorso D'Elisa era alla guida dell'auto che a Vasto travolse lo scooter di Roberta Smargiassi, la moglie di Di Lello, morta dopo l'impatto. «È una vicenda brutta che lascia tutti rattristati - commenta il sindaco di Roccavivara, Franco Antenucci - Una disgrazia che si aggiunge all'episodio dell'investimento».